Il ritratto di una donna contro gli stereotipi in Daniel Deronda di George Eliot

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L’ultimo romanzo dell’autrice: condizione femminile e antisemitismo al centro della lettura critica di George Eliot della società vittoriana

Scavare dentro il pregiudizio, raccontarlo e poi alla fine distruggerlo: George Eliot in “Daniel Deronda“, tornato recentemente in libreria edito da Fazi Editore usa il romanzo e i suo personaggi per denunciare l’ipocrisia dell’epoca vittoriana. E’ l’ultimo romanzo scritto da George Eliot, e l’autrice, come in una specie di testamento letterario, si affida a due protagonisti complessi e da un’umanità straordinaria per parlare di libertà delle donne e dell’opprimente educazione religiosa, due temi che ha affrontato spesso nelle sue opere. Mettendo anche il dito nell’assurdità dell’antisemitismo.

Gwendolen Harleth, la spregiudicata protagonista

È una donna spregiudicata e coraggiosa la Gwendolen Harleth protagonista del romanzo: gioca con i corteggiatori, fugge dal matrimonio. Le nozze per lei possono solo significare la rinuncia alla propria realizzazione personale e si prende gioco di chi vede nel matrimonio l’unico mezzo di riscatto. Non riuscirà però a sfuggire dalle convenzioni e alla fine dovrà cedere e sposarsi, per mantenere la propria posizione sociale. Ma lo farà combattuta tra infelicità e sensi di colpa.

Daniel Deronda, un uomo alla ricerca della sua identità

Daniel Deronda, l’altro protagonista del romanzo, ha un carattere molto diverso: è un uomo mite e allegro, figlio illegittimo di un ricco signore. Non sa cosa fare della sua vita, nonostante non gli manchino prospettive interessanti. Sarà l’incontro con Mirah, una giovane e sola ragazza ebrea, a cambiare la sua vita. Aiutando la ragazza a ritrovare la sua famiglia, si troverà immerso anche nella ricerca della propria. Si mette alla ricerca di sua madre e scoprirà di essere ebreo, in un’Europa dove l’antisemitismo sta già covando.

Questi due personaggi si incontrano, a volte intrecciano le loro vite, ma seguono il corso della propria vita autonomamente. Ma non indifferenti. L’incontro tra queste due personalità così differenti, cambierà entrambi, li renderà entrambi persone migliori. Ed è forse proprio questo il messaggio che alla fine vuole lanciare George Eliot.

George Eliot, una donna fuori dagli schemi

Mary Anne Evans, questo era il vero nome di George Eliot, era una donna che aveva coraggio da vendere. Nella sua vita cercò sempre di combattere contro la misoginia che imperava nell’epoca vittoriana. Si innamorò da George Henry Lewes e visse con lui praticamente in una situazione di concubinaggio: era infatti sposato, impegnato in un matrimonio “aperto”. Quando iniziò a scrivere lo fece con lo pseudonimo maschile di George Eliot, e questa è rimasta per sempre. Voleva essere letta, voleva che le sue storie raggiungessero il pubblico e sapeva che sarebbero state valutate diversamente se si fosse saputo che erano scritte da una donna. Una donna che nella sua vita ha scritto un capolavoro come “Middlemarch“, molto apprezzata da Virginia Woolf. Cresciuta con una rigida educazione religiosa, George Eliot ha sempre cercato di vivere la sua vita alla ricerca della felicità, andando oltre le convenzioni. Una spinta alla libertà che molte volte l’ha messa in crisi e molti dei suoi personaggi raccontano proprio questo.

Le sue doti letterarie, ritenute straordinarie anche dai suoi contemporanei, non furono sufficienti a far dimenticare la scandalosa relazione con Lewes. Alla sua morte non fu sepolta cimitero di Highgate, a Londra nell’area riservata ai dissidenti religiosi.

Silvia Gambi

Giornalista di Prato. Autrice del blog www.parliamodidonne,com

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