Il procuratore di Giudea. Ricordi di un uomo che fece involontariamente la storia

anatole france- il procuratore di giudea

«La vita del procuratore di Giudea non si è svolta come lui sperava si svolgesse; molte promesse non sono state mantenute, la calunnia e le avverse circostanze, in particolare lo scontro con il detestato popolo ebraico, hanno impedito il compiersi di una carriera politica che avrebbe potuto essere -è il cuore stesso del suo rimpianto- ben più ricca di soddisfazioni.»

Lo giuro di fronte agli dei immortali: non ho mai offeso, neppure una sola volta, la giustizia e le leggi. Ma ormai sono vecchio. I miei accusatori sono morti. Morirò senza essere vendicato. Chi difenderà la mia memoria?

A parlare è un procuratore dell’antica Roma. Non si tratta, tuttavia, di uno sconosciuto burocrate imperiale, bensì del procuratore più famoso della storia: Ponzio Pilato, colui che, come raccontano i vangeli, mandò a morte Gesù Cristo.

Campi Flegrei. Un vecchio Pilato, afflitto dalla gotta, la malattia dei re, cerca in quella terra dai salutari vapori, un improbabile ristoro ai sui anni, ai suoi infiniti acciacchi, alla sua immutata e appesantita memoria. Si tratta di un Pilato molto differente da quello descritto da Michail Bulgakov nel bellissimo Il Maestro e Margherita. Non più l’aspetto regale di un uomo potente e temutissimo, ma il volto corrucciato e rigato dagli anni e dalla «bruciante consapevolezza di tutto ciò che avrebbe potuto essere e ormai non sarà più.»

Un giorno, mentre sul far della sera, quando il giorno declina, tingendosi di notte, Pilato con il suo sparuto seguito sta facendo rientro a casa, incontra un vecchio amico, testimone dei suoi anni ribollenti in terra di Giudea, Elio Lamia. I due, la sera dopo, davanti a un ottimo Falerno, ricordano quegli anni, lasciandosi andare a ricordi molto differenti. Politici quelli di Pilato, molto più umani ed ameni quelli di Lamia.

Questa, in sintesi, la trama del delizioso racconto Il procuratore di Giudea, di Anatole France, edito da EDB, nella collana Lampi d’autore, per la traduzione di Silvano Petrosino, professore all’Università Cattolica di Milano.

Il libro, scritto dal premio Nobel e accademico di Francia, Anatole France, pseudonimo di Francois Anatole Thibault, è «un piccolo gioiello» come sottolineato da Petrosino nella nota di lettura. Un racconto di poco più di trenta pagine, che offre al lettore uno spaccato sulla Giudea, sul rapporto fra i Romani e quel popolo che, come ricorda Pilato, «ignorano la filosofia e non tollerano la diversità delle opinioni.»

Un libro che mette anche in luce la sostanziale incapacità di quel procuratore di comprendere davvero l’unicità di quella cultura, così diversa da quella di Roma che, invece, comprese molto di più Lamia che, al contrario di Pilato, si confuse fra la gente in quell’animata Gerusalemme, scoprendo in quegli uomini, «oscure virtù», rimaste ignote ai più .

Nel cameo di Anatole France, la cui lettura sarebbe consigliabile anche per capire come si deve scrivere un racconto, non vi aspettate rivelazioni sull’uomo che il procuratore mandò alla croce.

Ponzio Pilato aggrottò le sopracciglia e si portò la mano alla fronte, come chi cerca qualcosa nella propria memoria. Poi, dopo qualche istante di silenzio, mormorò: Gesù? Gesù il Nazareno? No, non mi ricordo.

 

Maurizio Carvigno

Nato l'8 aprile del 1974 a Roma, ha conseguito la maturità classica nel 1992 e la laurea in Lettere Moderne nel 1998 presso l'Università "La Sapienza" di Roma con 110 e lode. Ha collaborato con alcuni giornali locali e siti. Collabora con il sito www.passaggilenti.com

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