Il 19 giugno la suggestiva Basilica di Massenzio è stata ancora una volta la cornice del quarto appuntamento di Letterature- Festival internazionale di Roma, ideato e diretto da Maria Ida Gaeta.
La serata, intitolata Generi classici e nuovi, ha ospitato sul palco quattro autori provenienti da diverse parti del mondo, regalando così agli spettatori il piacere di ascoltare testi inediti in lingua originale, in questo caso inglese, italiano, arabo e spagnolo.
Protagonisti, quindi, gli autori con i loro testi: Glenn Cooper, autore del bestseller internazionale La biblioteca dei morti, Marcello Simoni, vincitore del premio Bancarella con Il mercante dei libri maledetti, Khaled Khalifa scrittore siriano, autore dell’Elogio dell’odio e Paul B. Preciado, filosofo e attivista transfemminista, autore di testi di riferimento nella realtà trans e queer d’Europa.
Ogni scrittore ha donato al pubblico un proprio testo inedito, scritto appositamente per la serata. Il tema centrale è stato il fil rouge di tutte le serate del festival, cioè il diritto e il rovescio. Vale a dire, l’inesauribile ambiguità delle parole, la loro malleabilità, la potenzialità, che le rende capaci di rappresentare la realtà così come la vogliamo. Infatti, è attraverso l’arbitrarietà delle parole che scriviamo e viviamo la nostra esistenza.
Cooper legge Wordplay, testo originale con al centro il più grande poeta inglese: Shakespeare. Qui è alle prese con un inquisitore che solleva questioni di lealtà e fede sui suoi testi. Il punto di partenza per riflettere sull’elasticità e sull’arbitrarietà delle parole è stato, per l’autore americano, il caos mediatico delle fake news sotto quello che lui chiama il regime di Trump.
La scelta è ricaduta su Shakespeare per la sua impareggiabile capacità di forgiare le parole ma anche per le dicerie che correvano sul suo conto. Si credeva, infatti, che utilizzasse un linguaggio in codice per trasmettere messaggi segreti e pericolosi, non accettati dalla chiesa anglicana. Cooper, da maestro del thriller, crea una storia suggestiva e al tempo stesso ironica. In questa il poeta inglese appare un astuto manipolatore delle parole, di cui si serve per esprimere l’indicibile sotto la veste della neutralità.
Anche Simoni sfrutta il nome di un grande poeta per scrivere il suo inedito. Il protagonista infatti è Nimrod, gigante incontrato da Dante e Virgilio nel XXXI dell’Inferno, responsabile per eccellenza della confusione linguistica della torre di Babele. Non a caso Babel è il titolo dell’inedito e Nimrod il nome del protagonista del racconto, un monaco amanuense che, non conoscendo il latino e il greco, nel trascrivere le opere interpreta a suo modo quelle parole che altro non sono, per lui, che segni incomprensibili.
Khaled Khalifa, invece, attinge a piene mani al suo bagaglio personale, prettamente autobiografico, per scrivere Come un cieco tasto i muri di Aleppo. Una riflessione dolorosa sulla sua città natale, oggi sventrata e tumefatta. Gli abitanti della città si trovano, così, a parlare una lingua tutta loro per poter sopravvivere in quel luogo, paragonato dallo scrittore a una “barca che viene presa a sassate ogni volta che si avvicina alla riva”.
Una terra sfruttata, maltrattata, in cui ogni giorno chi la ama è costretto a mandare giù un’enorme dose di dolore, sperando che un giorno possa tornare così come era agli occhi dell’autore bambino.
Chiude la serata Paul B. Preciado con un testo brillante e originale, Un appartamento su Urano, con cui invita a riflettere sulla reale insensatezza delle categorie sessuali. Purtroppo, l’uomo figlio del capitalismo è incapace di ragionare in termini diversi da quelli di categoria. Da qui infatti deriva la sua urgenza di etichettare l’affollata realtà che lo circonda. Ma per Preciado le differenze non esistono al di fuori di “un’epistemologia binaria”.
Il sistema sesso-genere non ha motivo di essere. Ogni persona, infatti, è la rappresentazione di una complessità così variopinta che non può essere incastrata, né discriminata. Le parole in questo caso sono accusate di essere portatrici di un vuoto che separa.
Ad accompagnare le letture nella cornice sospesa ed eterna della Basilica di Massenzio è stata H.E.R. con le musiche suonate al violino elettrico.
I prossimi appuntamenti si terranno il 21, il 26, il 28 giugno e l’ultimo il 3 luglio.
Tutti incontri che vogliono valorizzare i testi e le relative riflessioni, facendo emergere con delicatezza e con forza il senso profondo della letteratura: parlare agli uomini gettando in ognuno di loro un seme che può sfamare l’anima.
Diletta Maurizi