Merida: sguardo d’uomo

racconto ferragosto 2021

Lo sguardo di un uomo è lo sguardo di un uomo e non ti fa nulla. Lo sguardo di un uomo è lo sguardo di un uomo e non ti fa nulla anche quando lurido ti scorre su per le cosce di perla, sino ad immaginarsi sotto il tessuto della gonna. Lo sguardo rimane uno sguardo pure quando si porta dietro parole, pure quando tu non lo vuoi e quello indugia, insiste, non si arrende. Lo sguardo di un uomo è lo sguardo di un uomo e non ti fa nulla. Tranquilla, Merida perché non ti fa nulla. Anzi, Merida, dovresti essere felice che finalmente un uomo ti guardi. Sei un po’ di ghiaccio, Merida, se non ti piacciono tutte le attenzioni che tutti gli uomini ti rivolgono. Vorrai mica essere di ghiaccio, Merida? Lo sai cosa si dice di te, Merida? Ti dicono di ghiaccio perché hai osato dire che quegli sguardi non ti piacciono neppure un po’.

La gente però, pure se vorrebbe, non arriva a vedere sotto le vesti di Merida: una regina meridionale, più che altro, un metro e ottanta di armonia, di colori puri, di labbra generose, di pelle abbronzata e ferita.

Si infila un vestito verde acqua dopo la doccia, con due aperture laterali sui fianchi. L’aveva messo una sola volta prima di allora, col suo vecchio ragazzo. Era passato forse un mese. Lui l’aveva presa, l’aveva poggiata sul muretto, l’aveva guardata a lungo con quella sua faccia da ranocchietto allegro e lei non aveva sentito dolore o male. La storia poi era naufragata come al mondo naufragano un sacco di cose. Naufragano matrimoni, naufragano affari, naufraga il debito pubblico, naufragano i trattati di pace, naufrago anch’io, che non naufragassimo noi c’erano veramente zero possibilità, pensa Merida, mentre ancora si guarda allo specchio, nel suo speciale vestito di tristezza e di un brutto tessuto sintetico, di quelli che ti si appiccicano addosso e ti fanno sudare.

Ecco, quello era rimasto nell’armadio, mentre ora quel suo vecchio ranocchio chissà dov’era. Naufraga tutto, continuò pensare, mentre osservava i suoi fianchi sfacciati che sembravano tirare il tubino all’inverosimile. Forse è troppo, pensò. Non è troppo, disse. Voglio metterlo, lo metto. Lo mise, assieme a due orecchini dello stesso colore che aveva preso qualche settimana prima alla festa di paese.

Era stato un Ferragosto bollente, e il sole aveva bruciato abbacinante in un cielo quasi bianco. Solo ora, arreso come un vecchio a fine vita, s’era smorto, facendo arancio tutt’attorno. Si prospettava una serata calda ma più vivibile rispetto alle ore precedenti. L’attendevano in spiaggia.

Il primo sguardo giunse sulla via dell’andata e la colpì nel pieno del petto, là dove la scollatura disegna il seno. Merida aveva diciotto anni e l’uomo che la guardò mostrava invece le prime canizie. La guardò con insistenza compiaciuta, compiaciuta ancor più dal rifiuto intimidito della ragazza, che sollevò un poco il volto, sfilando più velocemente sotto quei fari di fuoco. Merida sentì bruciare, come uno sfrigolio di carne.

“Come sei bella” disse l’uomo dalle prime canizie. Merida non rispose.

“Perché non rispondi? Si risponde, ad un complimento.” le disse dietro l’uomo dalle prime canizie, mentre lei già scivolava davanti. Resisti Merida, che vuoi che sia? Non ti fa piacere? Merida provò a sentirsi bella come lui le diceva ma non ci riuscì.

Successe di nuovo poco dopo. Qualcuno la chiamò da una macchina ma lei non sentì. Allora la voce si fece più carica e lei lasciò ciondolare un’auricolare bianco dall’orecchio: la musica che ne usciva si perse nell’aria. Qualcuno dalla macchina la chiamava: non stava propriamente chiamando. Fischiava. Fischi lunghi: la macchina rallentò, a costeggiare il marciapiede.

Le guizzò qualcosa nello stomaco. Avrai mica paura? Ha ragione la gente del posto, allora, sei un’ingrata che non capisce i complimenti.

“Vuoi salire a fare un giro?”

Scosse la testa. La macchina ancora non andava via, mentre Merida sentiva bruciare il suo sguardo addosso: il guidatore le stava divorando rapace il collo con gli occhi. Disse no perché forse non l’aveva vista scuotere la testa. Disse no di nuovo.

“Troia” quello le disse, mentre andava via. Lo sguardo di un uomo è lo sguardo di un uomo e non ti toglie nulla. Strano, pensò lei, che davvero aveva per la seconda volta sentito un dolore fisico, questa volta all’altezza del collo.

Giunse in spiaggia con un lieve senso di peso sulle spalle mentre gli altri si preparavano ad accendere già il fuoco. Ora le sembrava di muoversi più lentamente: forse il vestito è stato davvero troppo. Dovrei stare più attenta, forse è colpa mia. A più riprese quello sfrigolio di carne venne a turbarle la serata: lo sentì sulle gambe, su quei fianchi che ora odiava, sulla curva della schiena, sul sedere. L’ultima volta che l’aveva indossato si era sentita solamente bella.

Odiava quel vestito ma non lo tolse, non lo tolse per fare il bagno, perché non fece il bagno. L’idea del suo corpo nudo ed esposto ora le dava una nausea e le faceva tirare lo stomaco. Ora il vestito era uno scudo e lei avrebbe voluto che divenisse una capsula, un piumone, un qualsiasi cosa avrebbe potuto nasconderla. Perché non riusciva a farsi piacere quelle attenzioni? Col suo ex uomo non si era mai sentita così. Cosa cambiava? Le venne un conato di nostalgia e si intristì.

Le era rimasto addosso il tanfo oleoso di un ricordo d’amore quando venne fuori dall’acqua l’adone della comitiva. La torsione delle spalle era evidenziata dalla luce sinistra delle stelle.

“Merida, nessun bagno oggi?” Andò a sedersi accanto a lei. La guardava dolcemente, senza pretese: in quello sguardo non c’era ora violenza d’alcun tipo eppure, ora, Merida aveva paura. Si sentiva minacciata. Ora lui guardava il mare, gli altri che giocavano nella scura acqua bassa, respirava lento e sembrava non prestarle attenzione. Eppure, lei si sentiva all’erta. Lo sguardo di lui non le avrebbe fatto nulla ma, avendo conosciuto sguardi dolorosi, ora dubitava.

“Tutto bene? Avrai mica freddo, se vuoi posso prenderti una magliet..”

Disse un no energico, più energico di quanto non volesse realmente essere. Ora sapeva ed era convinta che lo sguardo di tutti gli uomini le avrebbe fatto male. Disse di voler rimanere da sola, lui si alzò e andò a rituffarsi in mare.

Tornò prima degli altri. Si spogliò davanti allo specchio, faticando a guardarsi.

Lo sguardo di un uomo è lo sguardo di un uomo e non ti toglie nulla. Strano, pensò Merida mentre si guardava la pelle: cicatrici sanguigne le avevano storpiato la pelle, sul seno, sul collo, sulle gambe, sui fianchi, sul sedere.

Serena Garofalo
Figlia di Partenope e degli anni 2000, scribacchina ambulante, studentessa di Lettere per folle amore.

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