Quando Boccaccio si fa donna (anzi, ermafrodito!) per amore

Boccaccio

Quando si pensa a Giovanni Boccaccio forse l’elemento femminile non è il primo che viene in mente. Eppure il suo interesse per il mondo delle donne è innegabile.

L’opera di Boccaccio più famosa, il Decameron, si apre proprio con una dedica alle donne. È indirizzata a loro in modo particolare perché al contrario degli uomini, dediti alla caccia, alla guerra e ad attività di vario tipo, erano costrette a passare in casa la maggior parte del tempo. Il Decameron, “cognominato Prencipe Galeotto”, aveva dunque la funzione di passatempo ludico, di medicina per alleviare la noia e le pene d’amore.

[…] le già dette donne, che queste leggeranno, parimente diletto delle sollazzevoli cose in quelle mostrate e utile consiglio potranno pigliare, in quanto potranno cognoscere quello che sia da fuggire e che sia similmente da seguitare […]

L’appellativo non è casuale: Galeotto è il personaggio che nella storia di Lancillotto e Ginevra svolge la funzione di intermediario d’amore (sì, è lo stesso citato da Dante nel canto di Paolo e Francesca: Galeotto fu il libro e chi lo scrisse!). Allo stesso modo il Decameron aiuterà le donne ad affrontare le questioni di cuore, attraverso le novelle che forniscono esempi da imitare o da evitare. Oltre a ciò le narratrici dell’opera sono ben sette (Filomena, Fiammetta, Pampinea, Neifile, Lauretta, Elissa, Emilia) contro i soli tre narratori (Panfilo, Filostrato, Dioneo) e gran parte delle novelle ha protagoniste femminili.

Decameron
Raffaello Sorbi, “Decamerone” (1876) olio su tela.

Boccaccio è poi autore della prima raccolta di biografie esclusivamente femminili: De mulieribus claris (Le donne famose). Si tratta del racconto delle vite di 106 donne dell’antichità e del Medioevo. Una galleria di ritratti che esalta le imprese straordinarie di queste donne, senza intenti morali. Tra di queste Medea, Saffo, Didone, Lavinia, ma anche un’anonima giovane romana.

Il maggior merito di Boccaccio per quanto riguarda l’attenzione al femminile, però, si deve probabilmente a un’altra opera.

Mi riferisco all’Elegia di Madonna Fiammetta. La trama è molto semplice: Fiammetta, bella nobildonna napoletana sposata, vede un giovane mercante, Panfilo, e se ne innamora all’istante. I due iniziano a incontrarsi di nascosto vivendo un vero idillio amoroso fin quando Panfilo viene richiamato a Firenze dal padre. Nonostante la promessa di tornare a Napoli entro tre mesi, il tanto agognato ritorno non avviene e Fiammetta vive fino alla conclusione del romanzo un perenne stato di malinconia, gelosia e infelicità. Il finale rimane aperto: è accaduta qualche disgrazia? Panfilo è trattenuto a Firenze contro la sua volontà o semplicemente ha trovato un altro amore? Non sapremo mai la verità.

Fin qui, in realtà, niente di particolarmente interessante.

La vera genialità boccaccesca si deve rintracciare nella struttura narrativa. L’Elegia di Madonna Fiammetta può essere considerato il primo romanzo psicologico della letteratura italiana. Infatti la storia si svolge quasi interamente nell’interiorità della donna, che ci rivela i suoi pensieri e sentimenti profondi. Ed è proprio qui il punto cruciale della questione.

Elegia di Madonna Fiammetta
Elegia di Madonna Fiammetta, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Urb. Lat. 1170

Boccaccio parla in prima persona con la voce di Fiammetta. Anche in questo caso si rivolge a un pubblico di donne, cercando in loro pietà e compassione, poiché sa che dagli uomini riceverebbe solo scherno e risa.

Né m’è cura perché il mio parlare agli uomini non pervenga, anzi, in quanto io posso, del tutto il niego loro, […] piuttosto schernevole riso che pietose lagrime ne vedrei. Voi sole, le quali io per me medesima conosco pieghevoli e agl’infortunii pie, priego che leggiate.

È la prima volta dopo Ovidio (che nelle Heroides aveva fatto parlare le eroine greche in prima persona) che un uomo scrive assumendo un punto di vista femminile. Boccaccio rielabora la tradizione medievale e cambia le carte in tavola. La donna non è più solo oggetto passivo dell’amore dell’uomo, mezzo di innalzamento morale. Ora è una persona che agisce, che soffre, che ha una propria volontà, che inganna e viene ingannata.

In tutto questo è assai curioso e piuttosto intricato il gioco di specchi che investe i personaggi e Boccaccio stesso.

Sappiamo infatti che lo scrittore fu a lungo innamorato, soffrendo senza essere ricambiato, di una nobildonna napoletana, Maria d’Aquino. E il suo senhal (o soprannome) letterario è proprio Fiammetta! Allo stesso tempo alcune caratteristiche ed episodi biografici rendono Panfilo simile a Boccaccio. Eppure nel romanzo la situazione è completamente ribaltata. È la donna, a soffrire per un amore non più corrisposto, non l’uomo! Il combinarsi di questi elementi e altri indizi nascosti qua e là fanno sì che in entrambi i personaggi del romanzo vivano allo stesso tempo sia Boccaccio che Maria d’Aquino.

Un suggestivo caso di quello che potremmo definire “ermafroditismo” letterario.

Personalmente, quando penso a Fiammetta mi piace credere che nel suo personaggio Boccaccio sia riuscito a compiere finalmente, grazie all’opera letteraria, quell’unione con l’amata che mai si realizzò in vita.

Non vi sembra un potere straordinario, quello della letteratura?

Francesca Papa

Sono laureata in Italianistica e insegno lettere. Amo la letteratura e tutto quello che riguarda la lingua italiana, ma sono anche una grande appassionata di serie tv e di musica.

2 Commenti

  1. Bravissima Francesca Papa. La tua riflessione mi ha dato la convinzione che intuivo bene sull’ elemento psicologico di Fiammetta. Mi ha, come dire, dato energie fresche per andare avanti e concepire un lavoro di storytelling sulle tre donne ( Beatrice, Laura, Fiammetta) capaci di riunire di nuovo corpo e anima, intelligenza e sessualità in un unica dimensione … come ai tempi dei greci … kalos kai agathos.
    È possibile scambiarci qualche riflessione sul tema? La mia e-mail : wcristiani068#gmail.com

    • Ciao Walter! Mi fa piacere che tu abbia apprezzato e condiviso la mia riflessione. È sempre interessante cogliere gli elementi di modernità (soprattutto riguardo alla figura femminile) di scrittori di questo calibro. Spesso vengono presentati come autori imbalsamati nella loro epoca, invece sono più vicini a noi di quanto immaginiamo 🙂
      Il tuo progetto di cosa si occupa nello specifico?

COMMENTA QUESTA DOSE DI CULTURA

Lascia un commento!
Inserisci il tuo nome qui