Un romanzo sulla decadenza della società bandito per decenni.
Era il 1934 quando Henry Miller (1891-1980) pubblicò Tropico del Cancro in Francia. Eppure, negli Stati Uniti, il libro fu bandito fino al 1961. Almeno 40 processi legali contro librai ebbero luogo negli USA. Una sorte simile toccò al romanzo di Miller del 1939, Tropico del Capricorno. In che modo il romanzo si è guadagnato quasi trent’anni di bando nel paese natio di Miller?
Uno sguardo all’intreccio rivelerà immediatamente le ragioni della censura. Tropico del Cancro nasce come autobiografia di Miller nei suoi anni di vita a Parigi. Non c’è un ordine strettamente cronologico per la materia. Vengono ricordati eventi, persone e luoghi in modo abbastanza fluido. Spiccano le avventure sessuali di Miller con diverse donne. Il tutto è descritto con un linguaggio molto esplicito ed immagini molto forti. Oltre alle scene erotiche, anche nella descrizione di escrementi il linguaggio è molto esplicito.
Anche in Tropico del Capricorno sono numerose le avventure sessuali descritte. Il romanzo tratta degli anni precedenti al soggiorno di Miller in Francia e si spinge ancora oltre nella descrizione di scene erotiche.
Il libro che conteneva “tutto ciò che il mondo ritiene un peccato”.
Bandito sin da subito dagli Stati Uniti, Tropico del Cancro venne inizialmente contrabbandato dagli studenti universitari. Nel 1950 Ernest Besig, direttore dell’Unione Americana per le Libertà Civili, volle importare il romanzo negli USA insieme a Tropico del Capricorno.
Si scatenò il putiferio. Besig invocò l’argomento del merito letterario dei due libri, ma il giudice del caso lo respinse sostenendo che anche se c’erano parti meritevoli, le parti oscene non avevano alcun valore. Nel verdetto il giudice sosteneva che diverse parti del libro descrivevano così dettagliatamente l’organo sessuale femminile da causare la nausea del lettore. Asseriva inoltre che tale letteratura minacciava la dignità della persona umana e la stabilità dell’unità familiare. Besig portò avanti una battaglia legale, ma un altro giudice dichiarò i libri osceni. Bollò il libro come pieno di tutto ciò che il mondo ritiene un peccato.
Fu solo nel 1961 che Tropico del Cancro venne pubblicato negli USA. Uscì per i tipi della Grove Press, la stessa casa editrice che volle pubblicare L’amante di Lady Chatterley. A quel punto scoppiarono più di 60 accuse di oscenità in 21 stati diversi. Il giudice della Corte Suprema della Pennsylvania dichiarò che quello non era un libro ma “Una latrina, una fogna a cielo aperto, una fossa di putrefazione, un sudicio ammasso di tutto ciò che è marcio fra i detriti della depravazione umana”.
In diversi stati, tuttavia, il libro fu dichiarato “non osceno”. Lentamente si apriva una strada strada. Nel 1964, infine, la Corte Suprema dichiarò che un libro, quand’anche trattasse tematiche sessuali, se aveva valore letterario o importanza sociale non poteva essere considerato osceno. Purtroppo la Grove Press non poté assistere legalmente tutti i librai coinvolti in spese legali, come avrebbe voluto inizialmente.
La battaglia, però, era stata vinta.
Oltre il sesso: il cancro di una società decadente.
Come con Lady Chatterley, anche col romanzo di Miller oggi si dovrebbe distinguere una doppia motivazione per disapprovare la censura. L’obiettivo è quello di superare l’idea che un libro abbia valore letterario “nonostante l’oscenità”.
In primo luogo, bisognerebbe riflettere su definizioni come “peccato”, “oscenità”, “depravazione”. La tematica erotica di per sé non è chiaramente oscena: è parte della letteratura di tutti i secoli – perché è parte della vita umana. Prima della liberalizzazione dei costumi sessuali, tutto ciò era tabù e rendeva indecenti libro come Tropico del Cancro. Questo, oltre a essere sintomo di arretratezza e bigottismo, privava la letteratura mondiale di un’opera meritevole.
Dopodiché bisogna osservare meglio il romanzo è rendersi conto che la componente erotica è parte di una tematica generale. Le descrizioni dei rapporti sessuali non sono fini a sé stesse. L’obiettivo di Miller è quello di dipingere una società allo sbaraglio. L’autore giustifica così il titolo del romanzo: è perché per me il cancro simboleggia la malattia della civiltà, il punto di arrivo della strada sbagliata, la necessità di cambiare radicalmente corso, di ricominciare completamente da capo.
Siamo dunque grati a chi si è impegnato per difendere il libro all’epoca. Ci ha permesso, infatti, di leggere un pezzo importante della letteratura americana. è facile, poi, trovare molto attuale la riflessione sul cancro di una società in crisi.
There is only one thing which interests me vitally now, and that is the recording of all that which is omitted in books. (H. Miller, Tropic of Cancer)
C’è solo una cosa di interesse vitale per me ora, cioè registrare tutto quello che viene omesso nei libri. (H. Miller, Tropico del Cancro)