Ad ogni epoca il suo megalomane. Questi vengono direttamente dal Seicento inglese e non scherzano, perché se ti chiami Villiers puoi questo ed altro!
Luglio sta finendo, ed è subito aria di vacanza. E come tutte le novità ha i suoi inconvenienti…bambini da spiaggia urlanti, folla e gente che si crede chissà chi. E di quella ce n’è sempre stata parecchia. Qui agli Infusi d’Arte ne abbiamo la prova, su tela ovviamente!
Il dipinto di oggi è di Anton Van Dyck che lo ha dipinto nel 1620-21 ed è il Ritratto di Sir George Villiers e Lady Katherine Manners come Venere e Adone. Attualmente in collezione privata.
Il quadro è visionabile qui.
Chi sono questi due megalomani?
Megalomani è dire poco visto che si sono fatti ritrarre nelle vesti dei due dei più belli, amati e potenti del pantheon classico. Lui è nientemeno che il primo duca di Buckingham e lei è la figlia del più ricco nobiluomo d’Inghilterra. Oltre naturalmente ad essere naturalmente anche contessa di Rutland.
Come mai tanta boria? Ne aveva tutti i motivi, credetemi. George Villiers, oltre la titolo di duca, è stato anche il preferito di non uno ma due sovrani. Stiamo parlando di Giacomo I e Carlo I Stuart. Praticamente tutto ciò che accadeva o poteva accadere passava per le sue mani.
Orfano di padre fu educato in Francia per una tranquilla vita di corte ma scelse un’altra strada. Entrò nelle grazie di Giacomo I, tanto che fu lui a governare de facto fino alla regale morte. Per poi ingraziarsi anche il successore Carlo I e fare lo stesso. Niente male come inizio. Nel 1620 il Villiers si sposa e dopo poco fa sposare anche il re. Lui si sceglie la bella Katherine e per il sovrano sceglie l’infanta di Spagna. Il resto è routine quotidiana. Quattro figli, due tentativi del parlamento per cacciarlo e un paio di campagne militari. Muore assassinato da un marinaio fanatico. Un certo John Felton.
Sua moglie gli tributa un modesto omaggio. Un monumento nell’abbazia di Westminster in marmo bicolore e bronzo. Poi, distrutta dal dolore, sposa un altro.
Tanto potenti quanto esaltati. E dal dipinto lo si vede bene.
I coniugi Villiers sono rappresentati seminudi come si addice a due esseri fuori dal tempo, immortali. Dopotutto qui sono due divinità, giusto? Anche se nessuno dei due rinuncia a dei dettagli fashion dell’epoca. Lui ha una lunga chioma riccia con barba e pizzetto, lei ha una ricca acconciatura di perle.
Vicino a loro il solito cane come simbolo di fedeltà. Peccato che stavolta il cagnolino sia un costosissimo levriero. Certamente un animale piuttosto esclusivo, appannaggio di pochi.
Ci sono infine altri due dettagli da notare: l’albero dietro gli sposi e l’edera in basso a sinistra. L’albero sulla destra risulta abbastanza particolare per la forma. Ha una sola base ma due rami morbidamente intrecciati che salgono, questo per simboleggiare l’unione profonda tra i coniugi. E l’edera? Non ha un significato molto diverso. Come cantava una vecchia canzone “l’amore è come l’edera, s’attacca dove muore” e qui allude proprio alla fedeltà inossidabile della coppia, all’eternità del loro legame.
Manca qualcosa: lo stile.
Van Dyck è il principale ritrattista del jet set londinese, per il quale realizza quasi 400 tele. E lo stile è principalmente quello usato per i coniugi Villiers. Alberi e acque fanno da sfondo ameno ma indefinito. Anche qui è presente un laghetto ma è impossibile collegare quel poco di paesaggio ad un luogo reale. Le vesti sono sempre particolarmente preziose, e qui lo sfarzo si vede tutto. I due drappi hanno degli splendidi riflessi cangianti tipici dei tessuti di pregio, inoltre sulla spalla del Villiers vediamo una grossa spilla. Tanto per ribadire il concetto. Le luci sono calde e dorate, come in tutti i ritratti aristocratici realizzati da Van Dyck nel periodo inglese. Anche questo aspetto è evidente dai tessuti come dall’incarnato dei due coniugi.
Anche questo Infuso d’Arte è finito ma se desiderate un altro delizioso assaggio ci vediamo sempre qui tra due settimane!
Chiara Marchesi