Urban Human di Andrea Capanna. L’emergere del muro-immagine

urban human andrea capanna
The Wishperer della serie Human di A. Capanna nel suggestivo contesto degli antichi muri della galleria di Piazza di Pietra

L’emergere del muro-immagine. I “profili” urbani e umani di Andrea Capanna

Ultimissimi giorni di Urban Human: personale dell’artista Andrea Capanna, curata da Gianluca Marziani, alla galleria 28 Piazza di Pietra, Roma.

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Due dipinti della serie Urban.

Andrea Capanna, classe 1969, presenta nei due piani della galleria sita al n. 28 di Piazza di Pietra, alcune opere appartenenti a due diverse serie  che danno il titolo all’esibizione.

La serie Urban ha come soggetto Roma, presentata attraverso edifici antichi e moderni: dal Tempio di Minerva Medica, a Porta Maggiore, fino alle sopraelevate della Tangenziale Est e il Gazometro di Ostiense.

La serie Human è composta invece da nudi e ritratti (e anche un autoritratto), spesso visti di profilo, evocando così un’antica formula ritrattistica.

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Due dipinti della serie Human.

Una pittura segnata sul piano iconografico e stilistico da Roma (dove l’artista è nato e dove ha studiato all’Accademia di Belle Arti), con una sensibilità quasi ‘archeologica’ o forse ‘antropologica’, verso un’etnologia della vita urbana (interessate che l’artista abbia conseguito anche una laurea in Antropologia nel 2008 alla Sapienza).

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Particolare di uno dei dipinti di Capanna

Primo aspetto di continuità tra le due serie è la tecnica, estremamente personale. Capanna lavora per sottrazione attraverso stratificazioni di cemento, calce, sabbia e intonaco su tavola.

I vari strati sono depositati e dipinti, e poi riscoperti attraverso l’impiego della carta vetrata, delle spatole e delle spazzole di acciaio. Il risultato è un palinsesto, dove le tracce materiali non sono annullate dalla figura rappresentata: contribuiscono a formarla senza che la realtà materiale del dipinto-muro sia rimossa dalla nostra esperienza.

Vediamo il muro, ma vediamo anche il soggetto raffigurato nel muro (vedere-in è il termine coniato dal filosofo britannico Richard Wollheim per descrivere una simile modalità percettiva).

Dunque è il muro che si fa immagine e la rappresentazione emergere attraverso macchie, tracce, residui.

Se ne ha una chiara impressione osservando ad esempio un reticolato disordinato di linee che nella serie Urban costituisce la rete elettrica dei cavi dei tram romani; le stesse linee nella serie Human, restano invece accidenti materiali che articolano lo spazio del piano pittorico senza però essere assorbite in un qualche tipo di rappresentazione.

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La Tangenziale nella serie Urban.

«Il mio lavoro sui “muri” è un percorso di ricerca delle infinite opportunità tecniche, concettuali ed estetiche che offre questa superficie. Su di essa si deposita la memoria di una storia, si stratifica il vissuto di un corpo che mostra e rivela» ha affermato Capanna.

I muri cittadini raccontano le loro storie, su di essi si depositano i segni del tempo (dei tempi): degradi, restauri, manomissioni, innesti, abusi, riqualificazioni. Tracce che sono però indizi di una storia più grande, quella della città, altro esempio di palinsesto che si trasforma giorno dopo giorno. Rappresentare una città è ritrarne il profilo. Così come i muri urbani, anche il ritratto del corpo umano è un depositario di una storia, sedimentazioni della vita.

Il dipinto Vanessa della serie Human

È soprattutto nel caso della serie Human – per ovvie ragioni di simpatizzazione dello spettatore con la figura umana –  che il senso dell’immagine-muro irrompe con forza. Le figure umane di Capanna hanno la peculiarità di non guardarci, anche quando non sono di profilo: a loro della nostra presenza proprio non interessa. Non richiedono un dialogo “umano” con noi (mai così vera le sensazione di parlare con un muro!).

Questi corpi diventano, o sono, superfici osservabili e iscrivibili, anch’essi parte della logica del muro-immagini. Sono dunque nuovamente i muri a parlarci a loro modo, e lo fanno attraverso i loro mille occhi – macchie, segni, ferite. Ci parlano certamente anche degli edifici e dei corpi rappresentati, attraverso quelle condizioni che li accomuna, ma lo fanno nel loro linguaggio, quello del muro-immagine … un linguaggio fatto di tracce, pure e semplici tracce.

Daniele Di Cola

Le opere saranno esposte fino al 31 dicembre 2016.

Informazioni:

28 Piazza di Pietra

Palazzo Ferrini-Cini

Piazza di pietra 28

00186 Roma

Orario di apertura: dal lunedì al sabato 11-13.00/17.00-20.00 e su appuntamento. Lunedì mattina chiuso.

Mail/Telephone
info@28piazzadipietra.com
francesca.anfosso@28piazzadipietra.com
+39 06 94539281

http://www.28piazzadipietra.com/Home

Foto di @ Daniele Di Cola

Daniele Di Cola è storico dell'arte e dottorando presso l’università di Roma La Sapienza. Si è laureato in storia dell’arte nella stessa università nel 2014. I suoi interessi includono la storia della critica d’arte e le metodologie e teorie della storia dell’arte.

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