Il Palazzo Reale di Milano celebra Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901) con una grande mostra monografica che ne evidenzia l’intero percorso artistico e i tratti di straordinaria modernità.
Dal 17 ottobre 2017 al 18 febbraio 2018 è in mostra al Palazzo Reale di Milano una splendida monografica su Henri de Toulouse-Lautrec, un artista che molti definirebbero sfortunato e dalla breve vita (morì ad appena 37 anni), ma che pure portò una ventata di novità e modernità nella Parigi di fine Ottocento.
La mostra, a cura di Danièle Devynck (direttrice del Museo Toulouse-Lautrec di Albi) e Claudia Zevi, è promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura, da Palazzo Reale, da Giunti Arte Mostre Musei e da Electa, con il Musée Toulouse-Lautrec di Albi e l’Institut national d’histoire de l’art (INHA) di Parigi.
Una vita breve ma intensa
La mostra è molto chiara e articolata in sezioni tematiche, e porta il visitatore a comprendere il fascino e l’importanza artistica di Toulouse-Lautrec, il quale non aderì mai a una scuola, ma seppe costruire un nuovo e provocatorio realismo.
L’artista, di origine aristocratica ma testimone della Parigi dei bassifondi e delle case chiuse, ha esplorato diverse fasi e momenti artistici, dalla pittura alla grafica, e ha avuto particolare attenzione per le stampe giapponesi, presenti in mostra e utilissime per capire le influenze orientali della sua pittura.
In mostra sono esposte oltre 250 opere di Toulouse-Lautrec (prendetevi almeno un’ora e mezza per visitarla tutta), con ben 35 dipinti, oltre a litografie, acqueforti e la serie completa di tutti i 22 manifesti realizzati dall’artista per luoghi di non specchiata moralità come il Moulin Rouge. La novità introdotta dall’artista nel mondo di fine Ottocento fu il modo di raffigurare gli artisti e le ballerine attraverso un’affiche.
Egli fu il primo a sentire la necessità di inventare un nuovo stile, un nuovo modo di esprimersi, con quello che oggi chiamiamo “manifesto”.
Video e musiche del can can e di ballerine dell’epoca ci portano direttamente in quel mondo, fatto di prostitute, ballerini, vita mondana, case chiuse, arte e perdizione, in quel quartiere amatissimo da Toulouse-Lautrec che è Montmartre. La Parigi bohémienne è però l’ultima fase del pittore maledetto: come anticipato, egli morirà a soli 37 anni per le conseguenze dell’alcolismo e della sifilide, ma lascerà un segno indelebile nell’arte del Novecento.
Valeria Martalò