Voglia di sport? Tutti in campo con Apollo e Giacinto!

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Due divinità che si sfidano a  pallacorda? Tutto è possibile con Apollo e Giacinto. Ma attenti alla traiettoria della palla!

Ah la bella stagione… quel particolare periodo dell’anno in cui stare all’aperto senza congelare e muoverti senza sudare. Praticamente un miracolo. Forse è proprio questo che rende la primavera il periodo ideale per gli sport all’aperto, come sapevano bene anche Apollo e Giacinto, che hanno optato per il tennis. Naturalmente siete tutti invitati alla partita, prendete la racchetta e venite con me!

Dopo il fascino di Flora qui si cambia scenario. Giovanbattista Tiepolo ci mette di fronte ad una partita finita male. Il dipinto infatti è La morte di Giacinto, realizzato nel 1752-53 e oggi conservato al museo Thissen Bornemisza di Madrid.

Puoi visionarlo qui.

La scena ci lascia inizialmente un po’ perplessi. L’ambientazione tutto sembra tranne che un campo da gioco e per una partitella tra amici c’è davvero troppa gente. E anche loro non hanno proprio l’aspetto dei tennisti. Gli elementi che rimandano al tennis, o per meglio dire alla pallacorda che è il suo antenato, sono davvero pochi. Giusto un accenno di rete al centro del quadro,  la racchetta e le palline in basso a destra e quello strano spiazzo di mattonato sul lato opposto. L’infortunato Giacinto è disteso su un drappo in una posa elegante e vagamente sensuale. Non una goccia di sangue. Più che morire sembra prendere il sole .Su di lui , disperato, Apollo esprime tutta la sua preoccupazione. Solo lui e l’amorino sulla destra sembrano seriamente preoccupato per l’incidente. Dietro di loro il gruppo di spettatori osserva la scena con un mix di sentimenti che vanno dallo scandalo alla riprovazione.

Tiepolo ci fa arrivare a cose fatte. Ma cosa è successo prima?

Immaginiamo di riavvolgere il nastro e diamo un’occhiata. Apollo e Giacinto stanno giocando in un campo da pallacorda del tutto simile a quelli che oggi usiamo per il tennis. I due sono amanti e lo sport non è che un modo diverso di stare insieme. Entrambi sono dei veri campioni e la partita procede senza problemi. A rovinare il tutto è una battuta troppo forte di Apollo che colpisce l’avversario sulla tempia. Lui corre subito a soccorrere il suo amato ma ormai è troppo tardi, così mentre Apollo si dispera avviene il coup de théâtre. Il pavimento inizia a coprirsi d’erba, le pareti della stanza diventano soffici muretti d’edera e al posto del soffitto si apre un cielo azzurrissimo. Giacinto da uomo ferito e morente diventa per opera di Apollo il bellissimo fiore che tutti conosciamo.

Un po’ strano che degli dei giochino alla pallacorda come due signorotti qualsiasi? Giustissimo, infatti la versione contenuta nelle Metamorfosi ovidiane prevedeva che l’oggetto contundente fosse un disco. In pieno stile classico. La traduzione delle Metamorfosi ad opera di Giovanni Andrea dell’Anguillara però è tutta un’altra cosa. Siamo nel 1561 e il disco ormai è roba da museo. Lo sport per cui tutti i nobili impazziscono è la pallacorda, si costruiscono campi, ci si scambiano sfide sportive, si scrivono le regole. In uno scenario simile l’Anguillara fa giocare ad Apollo e Giacinto una sana partita con palla e racchetta.

Tiepolo però non vuole semplicemente illustrare questa storia: lui dipinge per il conte Wilhelm di Shaumburg Lippe e le intenzioni sono ben altre.

L’episodio infatti rimanda alla morte di un carissimo amico del conte. Un musicista deceduto del 1751 con il quale il bel conte condivideva molti interessi, tra cui certamente anche la pallacorda. In alcune lettere scritte dal padre del conte il musicista viene definito “il tuo amico Apollo”. Questo, oltre a far pensare ad una relazione omosessuale, ci fa capire molte cose sul dipinto del Tiepolo.Il conte e il suo amico diventano così gli Apollo e Giacinto attuali. Tanto più che con un racchetta di legno e una durissima palla di cuoio tali incidenti non erano così improbabili.

E Tiepolo per rendere questo aspetto mixa classico e moderno.

Il gioco e gli spettatori sono modernissimi ma Apollo e Giacinto sono vestiti all’antica e trattati pittoricamente come due statue classiche. La racchetta è una riproduzione perfetta dell’ultimo modello disponibile sul,mercato. Corde annodate a griglia quadrata ed elegante manico rivestito in cuoio. Senza dubbio un costoso capriccio da aristocratico. Gli astanti sono perfettamente coevi alla racchetta. ed esprimono il loro dissenso. Non tanto sul colpo fatale di Apollo ma sopratutto sulla relazione tra i due e sul loro dissoluto stile di vita, ben simboleggiato dal pappagallo, un altro costoso capriccio, e dal busto di Pan, divinità notoriamente dedita ad eccessi.

Anche questo Infuso d’Arte è finito e se volete prendere spunto da Apollo mi raccomando calcolate bene la traiettoria della palla.

Buono sport a tutti!

Chiara Marchesi

Chiara Marchesi: Laureata in Storia dell'arte, con un'insana passione per la scrittura e per il rinascimento italiano. Curiosa di tutto si occupa principalmente di eventi d'arte senza disdegnare teatro, cinema e libri. Perchè la bellezza è ovunque...

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