Made in Trullo, un docufilm mostra la nascita della street art nel quartiere
Nella zona sud-ovest di Roma c’è un quartiere popolare compreso fra via della Magliana e via Portuense che prende il nome dalla strada principale che lo attraversa: il Trullo.
Questo – come altri quartieri periferici della Capitale – è stato edificato negli anni ’40 del Novecento, a seguito degli sventramenti Mussoliniani, per accogliere gli abitanti della via dei Fori Imperiali allora in costruzione.

Al civico 330 di via del Trullo, nei locali del vecchio cinema “Il Faro” – in disuso da anni – sorge un centro sociale chiamato

“Ricomincio dal Faro”. Centro di aggregazione e riferimento culturale del quartiere, al Faro venerdì 16 dicembre è stato proiettato il film documentario indipendente “Made in Trullo” girato proprio fra i lotti della borgata. Il regista Bruno Pace ha documentato la messa in opera degli splendidi lavori di street art eseguiti a partire dal 2014 sui muri delle case popolari del Trullo.
Tutto è iniziato grazie a un gruppo di poeti di zona che scrivendo nell’anonimato hanno trovato il modo per essere liberi di dare spazio alle loro parole. Le loro poesie raccontano storie di sesso, di vita di strada, storie difficili che riescono ad arrivare a tutti perché liberate dalla personalità dell’autore, nascosto dietro pseudonimo. Nata nel maggio 2010, questa cerchia di rimatori che si rifanno alle poesie romanesche di Belli e Trilussa ha fra i suoi esponenti: Er Bestia, Er Quercia, Er Pinto, Marta der terzo lotto, ‘a Gatta Morta, Er Farco e Inumi Laconico. Al gruppo dei sette “Poeti Anonimi der Trullo” si sono aggregati i pittori – anch’essi anonimi e protetti da un nome d’arte – e tutti insieme hanno collaborato alla decorazione dei muri, opere collettive e momento di scambio e partecipazione fra le persone del quartiere.

I Poeti der Trullo sono nati nella periferia sud-ovest della Capitale ma, dicono, potrebbero essere sorti in qualsiasi altra realtà periferica romana. Si definiscono “Metroromantici”, questo neologismo fonde tre elementi alla base della loro poetica: la metropoli (Roma), il Romanticismo Ottocentesco e la metrica. La città è vista da loro come un foglio bianco su cui scrivere versi che alla città sono restituiti, regalati ai passanti. Sui muri del Trullo si possono ammirare, fra le altre, opere di Diamond, MisterCaos e Solo – di cui spicca la Nina piangente accompagnata da una poesia in dialetto che sottolinea il lavoro dei pittori e poeti.
Diversamente dagli altri lavori di street art realizzati altrove a Roma – basti pensare a SanBa (il progetto per San Basilio) e a Tor Marancia – questi non sono stati finanziati e sostenuti delle istituzioni.
Nel documentario Bruno Pace ci presenta la mitica gru, il mezzo con cui i pittori sono riusciti a raggiungere coi loro colori le parti alte dei muri, noleggiata grazie a una colletta fatta dagli abitanti.
Si è trattato quindi di un progetto partito dal basso, voluto dagli abitanti del quartiere e con essi creato giorno dopo giorno. Inoltre, solo in questo angolo di Roma si sono fuse le parole dei poeti ai pennelli dei pittori.
Col suo documentario Bruno Pace ci invita a vedere coi nostri occhi cosa è stato “fatto al Trullo”: un magnifico esperimento culturale che è riuscito a ridare vita alla zona, una periferia che non è più, come fino agli anni ’90, oscura e pericolosa ma colorata e pulsante di cultura.
Fare una passeggiata fra i muri del Trullo è un buon modo per prendersi una pausa dagli anonimi muri della città e perdersi fra i lotti decorati con parole e colori, vi invitiamo a provare.
Francesca Blasi