Le Statue Parlanti di Roma e il Circolo degli Arguti

Le Statue Parlanti di Roma: l’arma del popolo contro i potenti!

Spesso ci si domanda da dove derivi quel carattere così goliardico e pungente tipico della satira romana. La risposta è da cercare nelle strade della stessa città, dove in alcuni angoli – più o meno noti – si nasconde un gruppo di cinque statue, conosciute come il Circolo degli Arguti, con uno speciale potere, quello di “parlare”. Come? Tramite dei cartelli scritti in rima o in prosa, in latino o in italiano, che di notte venivano puntualmente appesi al collo di queste particolari sculture, che tanto eco ebbero nella popolazione, almeno dal XV secolo fino quasi ai nostri giorni, sebbene oggi abbiano perso la forza dirompente di cui godevano in passato.

Il gruppo è capeggiato da Pasquino, un torso di statua di epoca romana – se non addirittura di epoca ellenistica – posto all’angolo di Palazzo Braschi (e proprio dietro piazza Navona). Rappresenta forse il gruppo scultoreo di Menelao ritratto mentre trascina il corpo morente di Patroclo. Il nome Pasquino gli venne dato nel Cinquecento forse per la somiglianza con un professore di liceo, canzonato dai propri studenti, oppure con un ciabattino che aveva la bottega proprio nei pressi, dalla lingua pungente e mordace. Fatto sta che Pasquino è proprio colui che più di tutti ha lasciato tracce indelebili nella satira romana. Tra queste, la famosa frase “ciò che non fecero i barbari fecero i Barberini” riferita alle spoliazioni del bronzo del Pantheon volute da papa Urbano VIII per la realizzazione del Baldacchino di San Pietro.

Le Statue Parlanti di Roma

A far eco alle battute di Pasquino vi era Marforio, la gigante statua di un dio fluviale romano (o del dio Oceano). La statua oggi è adagiata nel cortile di Palazzo Nuovo in Campidoglio. Il suo nome ricorda probabilmente proprio la sua provenienza e cioè la zona del Foro Romano, dove un tempo doveva adornare una qualche antica fontana. Tra le più celebri frasi a lui attribuite c’è lo scambio di opinioni con Pasquino sui francesi. Marforio chiede se i francesi sono tutti ladri e Pasquino risponde “tutti no, ma Bonaparte”, lasciando intuire – nemmeno troppo velatamente – l’odio dei romani verso Napoleone!

Le Statue Parlanti di Roma

Altro alter ego di Pasquino è il Babuino, un goliardico sileno di epoca romana. Disteso su una bella vasca di acqua zampillante, è situato in un angolo della via omonima, non lontano da piazza di Spagna. Il suo nome deriva dalla somiglianza con una scimmia, che portò i romani a soprannominarlo in questo modo, considerandolo quindi non particolarmente grazioso! Le sue satire, invece che pasquinate, vennero ribattezzate “babuinate”, lasciando intendere la sua autonomia ed importanza rispetto all’amico rivale di piazza Navona.

Le Statue Parlanti di Roma

Nei pressi di una traversa di via del Corso, in via Lata per la precisione, si trova un’altra fontanella, con sopra il mezzo busto di un aquarolo. Il nome sta indicare un venditore di acqua, molto in voga nella Roma del passato. Viene denominato il Facchino, per via del suo abbigliamento, anche se la botte che stringe tra le mani, lo rende inconfondibile! E’ la statua più moderna di tutte, essendo stata scolpita nel Cinquecento, forse da Jacopo del Duca, allievo di Michelangelo.

Le Statue Parlanti di Roma

Tra le statue invece di epoca romana abbiamo un togato di II secolo, conosciuto come Abate Luigi, nascosto in un angolo di piazza Vidoni. E’ la più sfortunata delle statue parlanti, perché in un modo o nell’altro ha sempre perso la testa, che fu più staccata nel corso dei secoli, veri e propri atti vandalici!

E pensare che sul basamento che la sostiene porta incisa ancora oggi la seguente frase: “Fui dell’antica Roma un cittadino. Ora Abate Luigi ognun mi chiama. Conquistai con Marforio e con Pasquino nelle satire urbane eterna fama. Ebbi offese, disgrazie e sepoltura, ma qui vita novella e alfin sicura”. Ma perché Abate Luigi? Probabilmente per la somiglianza della statua con il sagrestano della vicina Chiesa del Sudario, che doveva essere molto noto in città!

Le Statue Parlanti di Roma

 

Infine, chiude il circolo, l’unica donna del gruppo: Madama Lucrezia, un enorme busto marmoreo di epoca romana, posto oggi nell’angolo di piazza San Marco. Raffigurava in origine forse la statua di una sacerdotessa della dea Iside, che aveva un grandioso santuario proprio nella zona del Campo Marzio. La Madama a cui ci si riferisce però le è stato attribuito dalla tradizione romana, forse come omaggio alla bella amante del re di Napoli Alfonso V, Lucrezia d’Alagno, che trascorse proprio a Roma gli ultimi anni della sua vita.

 

Le Statue Parlanti di Roma

Nonostante il passare dei secoli, ancora oggi questo gruppo di statue rappresenta il simbolo dell’oppressione del popolo contro i poteri forti. Un modo per far sentire la propria voce, in un periodo dove la libertà veniva spesso pagata con la vita. Ecco perché tutte le satire erano anonime: si scagliavano infatti in particolare proprio contro i papi re e le loro sfarzose e troppo spesso corrotte corti!

 

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