Poteva forse Roma non stupire i propri visitatori mostrando loro addirittura una piramide? Certo che no!
Ecco quindi che accanto a Porta San Paolo e all’inizio della via Ostiense, si staglia un’antica e preziosa piramide. La sua storia inizia nel I secolo a.C., quando un importante uomo politico dell’antica Roma, Caio Cestio, decise di far edificare, come personale monumento funerario, una piramide.
La scelta si spiega con quella che era la moda dell’epoca: Roma aveva da poco conquistato la terra dei faraoni, trasformano l’Egitto in una nuova provincia, grazie all’abilità di Ottaviano, che aveva sconfitto Marco Antonio e Cleopatra. Fu così che i Romani, entrando in contatto diretto con la nuova cultura, ne rimasero particolarmente affascinati.
Seguendo l’usanza tipica del tempo quindi, Caio Cestio scelse come luogo il limite esterno di Roma e una strada consolare, la via Ostiense.
Tutte le informazioni riguardanti il monumento sono state tramandate direttamente dal proprietario, che fece redigere un testamento in cui ordinò al figlio di completare la costruzione della piramide in 330 giorni. E così fu. Alta quasi 37 metri e con una base quadrata di circa 30 metri per lato, è assai riconoscibile in città. Caio Cestio decise inoltre di porre un’iscrizione sulla facciata del monumento che descrivesse le varie cariche politiche ricoperte, tra cui spicca certamente quella del collegio sacerdotale degli Epuloni, che avevano il compito di organizzare in città i sacri banchetti annuali in onore delle più importanti divinità.
Disponendo di un bel capitale, non si badò a spese: marmo per l’esterno e affreschi nella camera funeraria rendono ancora oggi molto bene l’idea della ricchezza di cui disponeva la famiglia. Sappiamo poi che Caio Cestio desiderava molto essere sepolto insieme ai suoi attalica, cioè arazzi realizzati con filamenti d’oro. Purtroppo però Augusto nel 18 a.C. promulgò una nuova legge, vietando l’ostentazione del lusso nelle cerimonie pubbliche. Il figlio di Caio Cestio quindi, non potendo accontentare la volontà paterna, decise di vendere i pregiati manufatti e con il ricavato fece realizzare due colossali statue in bronzo dorato da posizionare all’ingresso del monumento.
La piramide però non era certo un monumento isolato al tempo: era infatti circondato da un recinto realizzato interamente con blocchi di tufo – ancora oggi in parte visibili – e in corrispondenza dei quattro angoli della piramide furono innalzate altrettante colonne.
Di queste colonne oggi ne restano visibili solo due, riportate alla luce nel 1656 e subito riposizionate nella loro collocazione originaria, per volere di papa Alessandro VII Chigi, pontefice che si occupò anche di effettuare un generale restauro del monumento.
Ma la sorpresa più grande della Piramide si cela al suo interno. Attraverso un breve passaggio scavato direttamente nel marmo e nei mattoni di una delle facciate del monumento – corridoio aperto dallo stesso Chigi – è possibile raggiungere il cuore interno della piramide, la camera sepolcrale. Un vano certo piccolo rispetto all’imponente mole della struttura, ma molto prezioso.
Le sue pareti sono infatti interamente e delicatamente affrescate: all’interno di cornici rettangoli compaiono figure femminili alternate a vasi lustrali, mentre sulla volta si possono riconoscere quattro Vittorie alate. L’unica informazione mancante riguardo Caio Cestio è il metodo di sepoltura scelto, se cremazione o inumazione.
Le pareti della camera presentano anche altro: una serie di buchi e scavi che certamente non appartengono al progetto iniziale ma ad intraprendenti “tombaroli” del passato, convinti che nel monumento si trovassero immensi tesori!
Ma sappiamo che Augusto vietò l’ostentazione del lusso e quindi Caio Cestio non portò nulla di prezioso nella sua tomba, ma questo certo gli impavidi ladri non potevano saperlo!
Cosa successe in seguito alla Piramide? Già in epoca romana, perse di importanza tanto da essere inglobata nelle mura cittadine, edificate dall’imperatore Aureliano nel III secolo d.C. Grazie a questo nuovo utilizzo, venne risparmiata la sua distruzione nei secoli successivi, poiché le mura rimasero in uso fino all’epoca moderna. Si tratta poi di un monumento particolarmente fortunato visto che fu miracolosamente risparmiato dai bombardamenti della II Guerra Mondiale, che invece buttarono giù per sempre il tratto adiacente delle Mura Aureliane!
L’Asino d’Oro Associazione Culturale