La mostra dei Preraffaelliti “Amore e Desiderio” si è chiusa il 6 ottobre, a Milano, nella bellissima e suggestiva cornice di Palazzo Reale.
L’esposizione non ha affatto deluso le aspettative, anzi è andata ben oltre. La mostra dei Preraffaelliti a Milano è stata realizzata con la collaborazione del Tate Britain di Londra.
Il suo percorso si è diramato con l’esposizione di oltre 80 opere di ben 18 artisti diversi, e con la distinzione di diverse aree tematiche: dalla Natura, all’Amore, alla Vita.
Il movimento dei Preraffaelliti deve il suo nome proprio all’arte che precedeva quella del Maestro Raffaello Sanzio, e si inserisce nel più ampio scenario artistico noto come “Simbolismo”.
Le opere preraffaellite si sostanziano per un’esaltazione quasi morbosa della semplicità e della essenza della Natura stessa. Quest’ultima viene vista come l’origine assoluta della vita terrena e lo spettatore ne riesce ad assaporare tutta la sua immensità nelle opere esposte. L’arte stessa dei Preraffaelliti cerca in una misura quasi spasmodica il raggiungimento di una rappresentazione estetica della Natura portata alla sua unicità, primordialità e purezza. Ovviamente tutto questo senza fermarsi alla sola Natura, ma andando a ricercare tale purezza rappresentativa anche nelle figure femminili e nella Vita stessa per antonomasia.
La mostra dei Preraffaelliti dà onore a tutta la corrente artistica, offrendoci un panorama a tuttotondo: suggestivo, evocativo, da lasciar in alcuni attimi il pubblico totalmente senza fiato (quasi in “trance” emotivo, come a ricordare la raffigurazione di alcune tra le più belle figure femminili esposte nella mostra, quali Beata Beatrix (fig.1) oppure la stessa Lady of Shallot (fig.2)).
I richiami alla storia artistica e letterale italiana non mancano: il tono univoco della fiaba poetica dantesca (con Paolo e Francesca, Beatrice) la fa da padrone e crea un pathos emotivo molto forte.
Ci sono dei richiami evidenti anche alle bellezze paesaggistiche del nostro Bel paese. Il dipinto La veduta di Firenze di John Brett ne è un esempio emblematico.
L’ispirazione di questa corrente artistica anche nota come “Moderno Medioevo” è fiabesca ed attorniata da miti e leggende che incantano da anni.
Storie caratterizzata da fate, maghi, Re e principesse che tentano di scappare al loro destino.
Tra queste, vale sicuramente porre l’attenzione su Lady Shalott. Quest’ultima rappresenta il soggetto dello splendido dipinto del pittore preraffaellita inglese John William Waterhouse. Realizzato interamente con olio su tela, è datato 1888. Il dipinto raffigura la scena ispirata ad una leggenda medievale ambientata all’interno del Ciclo Arturiano. La protagonista sarebbe una certa Elaine di Astolat.
La leggenda narra di Elaine, figlia di Bernard di Astolat che vive in una torre presso la città di Shalott. Quest’ultima è vittima di una tremenda maledizione e non può in alcun modo rivolgere il suo sguardo verso Camelot. Qualora lo facesse morirebbe. Lady Shalott, tuttavia, si fa guidare da una caratteristica comune a molte donne, la curiosità. Proprio quest’ultima la condurrà ad infrangere la regola dettata dalla magia, e grazie ad uno specchio Lady Shalott riuscirà a tessere ciò che vede in una tela magica. E grazie a quest’ultima vedrà in lontananza la figura di Lancillotto, innamorandosene perdutamente. Purtroppo però la storia non ha un lieto fine, anzi…
Fig.1, Beata Beatrix, 1872 Fig. 2 Lady Shalott, 1888 Fig. 3 Monna Vanna, 1866
Non basterebbe un solo giorno per descrivere appieno ciò che ci ha lasciato la mostra dei Preraffaelliti. Possiamo quanto meno tentare di descriverne sommariamente il filo conduttore che lega tutte le opere, riprendendo una bellissima citazione di John Ruskin:
“Andate incontro alla natura in totale semplicità di cuore… Senza scartare né selezionare né disprezzare nulla”.
Ed è stato proprio così, attraverso questa mostra abbiamo potuto assaporare i profumi della Vita a più ampio raggio, inebriandoci dello splendore e candore della natura, e tornando tutti un po’ più bambini; senza pregiudizi, senza preconcetti, con la semplicità negli occhi.
Serena Cospito
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