Milo Manara è in mostra a Roma alla Pelanda del Macro Testaccio fino al 9 luglio 2017.
“MacroManara – Tutto ricominciò con un’estate romana” è una mostra co-prodotta da Comicon e Arf!Festival, inaugurata proprio durante la terza edizione del Festival, svoltosi dal 26 al 28 maggio scorso.
Le 97 tavole esposte ripercorrono l’intera carriera dell’artista veronese attraverso due percorsi principali. Da una parte, troviamo una ricca proposta antologica, con le grandi opere degli anni ’70, ’80 e ’90. Dall’altra, è esposta la produzione contemporanea con le commissioni dall’estero ed il rapporto con Roma e il cinema.
Gli organizzatori hanno volutamente cercato un collegamento tra Milo Manara e la città di Roma. Non è stato difficile trovarlo, visto che nella sua produzione l’artista ha spesso interpretato la capitale. Il miglior omaggio a Roma, secondo Manara, è “La vendetta”: una breve storia disegnata nel 2007 per gli 80 anni di Albert Uderzo, l’autore di Asterix. Una ragazza romana a cui i Galli avevano malmenato il fidanzato centurione, va a picchiare Asterix ed Obelix. Lasciando il campo dei Galli dichiara: “prima conoscevate i romani. Ora conoscete anche le romane”.
Ma nella prima sezione della mostra si resta affascinati, soprattutto, dalle tavole di “Caravaggio” e de “I Borgia”. Qui il tratto morbido e sensuale incontra la bellezza di Roma.
Nei due volumi per Panini Comics dedicati al geniale pittore vediamo molti ruderi, perfettamente organici al paesaggio romano, come Fellini molti anni fa aveva fatto notare a Manara nelle loro passeggiate notturne in città. La Roma del fumetto “I Borgia”, su testi di Alejandro Jodorowsky, invece, è antecedente e più violenta nei colori, aggiunti dallo stesso Manara. E’ stata fatta una grande ricostruzione storica per illustrare la capitale come era all’epoca.
I numi tutelari di Manara: Pratt e Fellini.
Una parte importante di “MacroManara” è dedicata alle grandi collaborazioni con diversi artisti. Primeggiano tra tutti Hugo Pratt e Federico Fellini, che il fumettista considera i suoi numi tutelari.
Con l’amico Pratt, l’artista ha realizzato il celebre “Tutto ricominciò con un’estate indiana”, titolo parafrasato per intitolare questa esposizione. Su sceneggiature di Fellini, invece, Manara disegnò “Viaggio a Tulum” e “ Il viaggio di G. Mastorna detto Fernet”, due film rimasti incompiuti.
Il regista definiva quello di Manara un “segno seducente ed evocativo”. Guardando queste tavole non si può che essere d’accordo.
Le bellissime donne ritratte da Manara sono, infatti, sensuali, erotiche, evocative. Miele, Gulliveriana, Psiche, le protagoniste de “Il Gioco” e “Lo scimmiotto” o le interpreti dei segni zodiacali sono le donne “di” Manara, più che le donne “alla” Manara. Egli dice di vedere nelle sue eroine delle attrici vere e proprie, più che dei personaggi. E’ come se le attrici, con la loro immagine, fossero sempre le solite due o tre. Tuttavia, ogni volta interpretano ruoli diversi.

In conferenza stampa e nelle singole interviste i giornalisti fanno notare che l’erotismo è la cifra stilistica di Milo Manara, che ne è considerato il maestro. Da un lato, egli considera riduttivo essere ricordato quasi solo per l’eros delle sue immagini. Proprio ui che nella vita ha disegnato di tutto. Ha sconfinato nell’attività pubblicitaria e collaborato con artisti diversissimi: Almodovar, Luc Besson, Robert Altman, Vincenzo Cerami. Dall’altro, si sentirebbe ingrato, se si lamentasse del titolo di maestro dell’eros. In fondo non gli va poi così stretto e sicuramente non se ne vergogna.
Maestro dell’erotismo sì, ma non solo.
Nella mostra “MacroManara” ammiriamo anche alcune tavole di “Ragazze in fuga”, una storia degli X-men tutta al femminile commissionatagli, in coppia con Chris Claremont, nel 2009 dalla Marvel Comics. E concordiamo con Manara, quando dichiara, divertito, ai giornalisti che l’erotismo va d’accordo con i supereroi solo “fino ad un certo punto”. Nei supereroi, infatti, c’è una certa “nudità”, perché indossano sempre tutine aderentissime, le supereroine sono spesso scollate. Ma si tratta di una nudità o di un’immagine del corpo priva di vera sensualità.
Queste tavole non sono l’unica dimostrazione che Milo Manara non è soltanto il maestro dell’erotismo. In mostra ci sono anche gli omaggi a personaggi di altri fumettisti, come Tex, un bel ritratto dell’eroe Giuseppe Garibaldi e quello, affascinante e struggente, di Pier Paolo Pasolini in bianco e nero con un cuore rosso in mano.
Ci tiene, Milo Manara, a ricordarci che il fumetto è una forma di narrazione per immagini e parole. E’ un’arte popolare, che si avvicina più alla letteratura e al cinema, piuttosto che alla pittura. “La pop art non era poi così popolare. La vera arte popolare erano le immagini delle pin up, che arrivavano davvero nelle officine degli operai, nelle camere da letto dei ragazzini. La vera arte popolare era ed è ancora il fumetto”.
D’altronde, lui stesso ammette che proprio leggendo il fumetto “Barbarella” capì che avrebbe fatto solo il fumettista nella vita, che quella era la sua strada e abbandonò la facoltà di architettura.
Per questo si dice contento del fatto che, a differenza del passato, quando non c’era parità di diritti nell’arte, oggi in Italia il fumetto è riconosciuto come forma artistica a tutti gli effetti. Essa, più che alla pittura, si avvicina al cinema e alla letteratura. Prova ne è che da qualche anno, tra i finalisti del Premio Strega, ci sono stati due fumettisti, prima Gipi e poi ZeroCalcare.
Ne è prova anche questa imperdibile mostra, dedicata da Roma ad un artista del fumetto come Milo Manara.
Stefania Fiducia