Nuovo allestimento al MAXXI: arte, architettura e fotografia a ingresso libero

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Roma, Palazzo Barberini 17 05 2018 Eco e Narciso. Ritratto e autoritratto nelle collezioni del MAXXI e delle Gallerie Nazionali Barberini Corsini In occasione dell’apertura delle nuove sale e della loro restituzione al pubblico una mostra a cura di Flaminia Gennari Santori e Bartolomeo Pietromarchi ©Musacchio & Ianniello

Il MAXXI mette in mostra la sua Collezione con un nuovo allestimento a ingresso libero: protagoniste alcune tra le 70 nuove acquisizioni di arte, architettura e fotografia.

In mostra opere di Mario Airò, Stefano Arienti, Alighiero Boetti, Monica Bonvicini, Mark Bradford, Candice Breitz, Paolo Di Paolo, Pablo Echaurren, Giuseppe Gabellone, Katharina Grosse, Hassan Hajjaj, Rafael Y. Herman, LABICS, Sol LeWitt, Diego Marcon, Tony Oursler, Yan Pei-Ming, Paolo Pellegrin, Michael Raedecker, Aldo Rossi, Yinka Shonibare MBE, Wolfgang Tillmans, Marco Tirelli, Giulio Turcato, Lauretta Vinciarelli e Bill Viola

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Imponente, carnevalesca nei colori e assolutamente spiazzante nel bianco della galleria del piano terra del MAXXI, sarà la gigantesca opera di Katharina Grosse Ingres Wood Seven ad accogliere i visitatori a partire dal 21 novembre 2018 nella mostra dedicata alla Collezione del museo, rinnovata e arricchita da oltre 70 nuove acquisizioni tra opere di arte, architettura e fotografia (ingresso libero per tutti dal martedì al venerdì).

Più di 30 lavori per un totale di 26 autori in una grande collettiva che si apre proprio con la parte dedicata ad alcune delle Nuove Acquisizioni 2018, che introducono alla scoperta di questo importante patrimonio del museo:

“Il lavoro svolto sulla Collezione ha portato a dei risultati che sono andati molto al di là delle nostre aspettative – dice Bartolomeo Pietromarchi Direttore MAXXI Arte –  nell’ultimo anno oltre 50 importanti opere hanno arricchito a diverso titolo la collezione di Arte tra acquisti, donazioni, comodati, grazie anche al nuovo fondo dedicato ai lavori su carta”.

Accanto all’imponente installazione della Grosse, troviamo i lavori di Monica Bonvicini Bent and Fused (2018) e di Yinka Shonibare MBE Invisible Man (2018), entrambi prodotti in occasione della mostra Eco e Narciso realizzata quest’anno a Palazzo Barberini, un corpus di opere su carta di Pablo Echaurren, donato dalla Fondazione Echaurren Salaris – Roma, e tre fotografie di Hassan Hajjaj già parte del progetto site specific  Le Salon Bibliotèque esposto nella mostra African Metropolis.

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In quest’area anche due importanti corpus fotografici: quello di Paolo Di Paolo donato dall’autore, interprete sensibile e attento dell’Italia tra gli anni Cinquanta e Sessanta, che a marzo 2019 confluirà nella grande mostra a lui dedicata realizzata in partnership con Gucci, e il polittico dedicato a L’Aquila di Paolo Pellegrin, protagonista di una personale in corso fino al 10 marzo 2019.

Il percorso prosegue in una seconda parte in cui le opere della Collezione Arte e Architettura sono state scelte e combinate, in un allestimento che prende in prestito il titolo di una importante esposizione realizzata a Foligno nel 1967- LO SPAZIO DELL’IMMAGINE – in cui i lavori esposti erano costituiti per lo più da ambienti plastico-spaziali, realizzati dai protagonisti dell’arte italiana di quel periodo.

Circa 20 opere per un percorso di riflessione sul tema dell’immagine e dello spazio da essa generato, a partire da altre due importanti acquisizioni, una produzione ad hoc di Marco Tirelli e due grandi lavori di Giulio Turcato Asteroidi (1983) e Biologico (1992) in comodato.

Accanto a queste una serie di modelli (2014-2015) del duo di architetti Labics, nuovo comodato della Collezione Architettura, la serie di disegni (1986-2017) di Lauretta Vinciarelli e il progetto per il Teatro del Mondo (1979) di Aldo Rossi. Dice Margherita Guccione Direttore MAXXI Architettura: “Le collezioni di architettura si rivelano ancora una volta un patrimonio inesauribile di letture e spunti di ricerca sempre nuovi in cui il passato rivela la sua attualità e il presente trova le sue radici”. Le opere di architettura dialogano infatti con alcuni capisaldi della collezione come le Orme (1990) di Alighiero Boetti, Mao e Pope (2005) di Yan Pei-Ming e Corda di carta di giornali (1986-2004) di Stefano Arienti, e con lavori come Il Vapore (1975) di Bill Viola e Springadela (2000) di Mario Airò, che mescolano strumenti analogici e nuove tecnologie, accanto alle video installazioni Becoming Meg (2003) di Candice Breitz dalla Donazione Claudia Gian Ferrari, e Il malatino (2017) di Diego Marcon, vincitore 2018 del MAXXI BVLGARI Prize e scelto da AMACI per il progetto Museo Chiama Artista.

Vi ricordiamo che l’ingresso è libero per cui non perdete l’occasione di passare un weekend differente, e a costo zero, immersi nella cultura.

Redazione CulturaMente
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