L’arte valica i confini e dal Sud Africa arriva al Maxxi di Roma dal 27 Settembre al 26 Novembre 2017.
Deutsche Bank che da oltre trentacinque anni promuove e sostiene l’arte contemporanea, assegna il premio “Artist of the Year” all’artista emergente Kemang Wa Lehulere.
Questo partner d’eccezione che da molto tempo favorisce lo scambio tra le culture mondiali, presenta il progetto “Expanding the Horizon” in cui si inserisce “Bird Song”. La mostra è una rassegna itinerante che testimonia la funzione dell’artista nella società.
Ma andiamo a vederla più da vicino.
Salendo le scale della grande opera architettonica progettata da Zaha Hadid, il Maxxi ci propone una sala interamente dedicata all’artista sudafricano.
A spezzare il silenzio della mostra c’è l’audio di un video Homeless Song 5. Il video affronta temi toccanti: l’espropriazione di terreni e trasferimenti coatti. Kemang si reca a Città del Capo su un distretto collinare Simon’s Town, raso al suolo durante gli anni dell’apartheid.
Questo è il fulcro della mostra.
Temi sociali importanti come quello della politica di segregazione razziale istutuita nel secondo dopoguerra dal governo di etnia bianca del Sudafrica, focalizzano l’attenzione dell’artista. La repressione che da sempre ha caratterizzato il paese natale di Wa Lehulere ci viene mostrata attraverso pittura, installazioni, video e performance.
La mostra è un dialogo tra le sue opere e quelle di Gladys Mgudlandlu. Un’artista autodidatta ormai scomparsa, tra i primi neri ad esporre in una galleria del Sudafrica negli anni ’60.
Ma perchè questa unione? Da dove nasce il bisogno di far interagire le proprie opere con quelle di un altro artista?
Kemang cresce a città del Capo nella stessa città di Gladys. La zia di lui visitò la casa della pittrice e ne ricorda i bei murales.
Da qui parte la sua ricerca.
Kemang vuole riportare alla luce i murales con il fine di ristabilire una connessione tra passato e presente.
Le opere della Mgudlandlu sono quasi tutte incentrate su due immagini ricorrenti: paesaggi e uccelli. Nasce, dunque, il soprannome “Bird Lady” ed il titolo della mostra “Bird Song”.
Nella sala espositiva del Maxxi vediamo Does this mirror have a memory realizzati dalla zia di Wa Lehulere. Disegni a gesseto che riproducono i suoi ricordi d’infanzia: i murales di Gladys.
Ma non è tutto.
Sempre in questa opera, Kemang cancella dalla lavagna alcune parti di disegno così da farle confrontare con delle gouache colorate della Bird Lady.
Questo è l’incontro tra il presente e il passato.
La modalità narrativa affrontata dall’artista è quella di far interagire la propria storia con quella della sua società.
Regala al visitatore immagini affascinanti che suggeriscono fatti realmente accaduti. L’intento, inoltre, è quello di far luce su temi quali razzismo e ingiustizia che spesso vengono offuscati e ignorati. L’opera che colpisce subito la nostra emotività è Broken wing. Un’opera che pende dal soffitto, come se fossero due grandi ali che richiamano quelle di un uccello, metafora di libertà.
La struttura è composta da vecchi banchi di scuola con incastonate delle protesi dentali create sull’impronta dei denti dell’artista stesso. Le protesi mordono delle piccole Bibbie scritte nella lingua della tribù degli Xhosa.
A tenere il tutto ci sono delle stampelle, elementi ricorrenti nelle opere di Kemang, che indicano una caduta. Ancora una volta il tema affrontato è quello dell’espropriazione delle terre, come ci suggeriscono Carlos Gamerro e Victoria Noorthoorn nel testo nel catalogo.
“Queste opere parlano non solo delle conseguenze del colonialismo in Africa e in Asia, ma si rivolgono a un mondo in cui, gli spostamenti di persone a livello regionale, internazionale e intercontinentale, sono divenuti sempre più difficoltosi. Le uniche soluzioni che i governi sembrano offrire sono i muri più spessi e recinzioni più alte”.
Le “deleted scenes” ossia le “scene cancellate” nella storia del Sudafrica, prendono forza e rivivono attraverso gli elementi e i materiali che compongono le opere. Elementi semplici, legno di scrivanie, lettere scritte ad amici e ad istituzioni pubbliche, disegni in gesso, fino ad arrivare a delle incisioni.
E sono proprio questi disegni a chiudere il ciclo di opere sulla grande parete finale del Maxxi.
Delle incisioni che raffigurano delle mani che mimano la lingua dei segni americana. Kemang lascia a terra i residui del lavoro di cesellatura proprio ad indicare al visitatore il carattere temporaneo della produzione culturale.
“La storia scompare continuamente. Viene e va. E il mio lavoro è una protesta contro il dimenticare”. Kemang Wa Lehulere.