Ipogeo degli Ottavi: l’amore di un padre per una figlia

Lo scorso venerdì 20 maggio alle ore 17 e 30 è avvenuta la restituzione al pubblico dell’Ipogeo degli Ottavi, dopo un lungo restauro voluto fortemente dall’Assessore alla Cultura del Municipio XIV, Marco Della Porta, e dal funzionario responsabile della Soprintendenza, la Dott.ssa Daniela Rossi.

Marco Della Porta
L’iniziativa rientra nel progetto più ampio Nuovi Quartieri, che negli ultimi anni ha animato tutto il Municipio capitolino con una serie di eventi culturali e artistici volti a risvegliare e a stimolare le coscienze dei cittadini. Dall’apertura dello spazio espositivo SOSE al lancio del Circolo letterario Alda Merini, la “riscoperta” dell’Ipogeo non è altro che la ciliegina sulla torta di una rivoluzione culturale che ha davvero resuscitato i quartieri di Monte Mario.  Nel caso specifico dell’inaugurazione di questo tesoro archeologico, la sensibilizzazione è partita dalle scuole proprio per infondere ai bambini la conoscenza delle proprie origini, che vedono Roma protagonista di una civiltà egemone, portatrice di un patrimonio inestimabile: concetto che nelle periferie necessita di essere ribadito, soprattutto alle nuove generazioni. Non è un mistero, infatti, che se già la cultura in Italia è una Cenerentola a tutti gli effetti, nelle realtà più distanti da quello che è il centro della Capitale essa spesso viene totalmente ignorata, a volte letteralmente sepolta, come nel caso di molti scavi archeologici mai dotati di pannellistica adeguata e resi quindi invisibili agli abitanti della comunità che li vive quotidianamente e che potrebbe trarne un senso d’appartenenza e di valore. Per quanto riguarda l’Ipogeo degli Ottavi, visto che protagonista della missione è stato anche il giovane archeologo Andrea Ricchioni, cresciuto proprio a due passi dal sepolcro, tra Palmarola e Ottavia, ho deciso di lasciare la parola a lui per farci istruire tutti sulla storia di questo piccolo grande gioiello che ci appartiene e ci rende fieri, da oggi esplicitamente e pubblicamente. E sappiate che non è finita qui.
Alessia Pizzi

Analisi a cura dell’Archeologo Andrea Ricchioni

Andrea Ricchioni
Scoperto negli anni Venti dello scorso secolo, l’Ipogeo degli Ottavi, è un sepolcro sotterraneo situato nel quartiere Ottavia, quadrante Nord-Ovest di Roma. La struttura presenta un dromos di accesso, con pavimento in opus spicatum, dove al termine si accede nella camera a pianta quadrata, con tre arcosoli disposti su tre lati.
Entrando ci si accorge immediatamente della qualità del monumento, del perché fu edificato e a chi fu dedicato.
Compiendo un viaggio a ritroso giungiamo ai primi decenni del III secolo d. C., dove un padre, Octavius Felix, vir clarissimus, piange la morte della sua amatissima figlia di soli sei anni, Octavia Paulina. Prende quindi una dolorosa decisione, ma allo stesso tempo piena di speranza, di dedicarle appunto l’ipogeo situato nel suo foedus, posto fuori dal confine di Roma. 

Il suo messaggio di amore, ma soprattutto di augurio di un futuro migliore nell’aldilà, che solo un padre auspica per una figlia perduta, guida il pennello dell’artista decoratore
Il tema pittorico infatti vede una presenza omogenea della rosa, legata ai Rosalia, antica festività in onore della fioritura delle rose, in onore dei defunti. Su entrambi i lati vi erano dei quadretti, ormai andati perduti, dove piccoli amorini giocavano tra di loro. Al di sopra dell’arcosolio centrale troviamo invece un affresco, dove a destra vi è la giovane Octavia che sta per essere consegnata da un amorino ad Ermes, il traghettatore di anime nei Campi Elisi, rappresentati a sinistra da giovani figure intente a cogliere le rose. 
Sotto l’arcosolio di sinistra giacevano i due sepolcri appartenenti a donne di alto rango, forse familiari della bambina, finemente decorati con scene e figure marine, i quali a breve saranno ricollocati nel luogo d’origine, dopo aver sostato a lungo, uno nel Museo Nazionale Romano di palazzo Massimo, mentre l’altro presso un corridoio del Ministero della Pubblica Istruzione. Al centro della stanza era collocato invece il sarcofago strigilato di Octavius Felix, una volontà di riconciliazione nel riposo eterno, l’unico oggi ancora presente in loco. Il posto d’onore, sotto l’arcosolio centrale ospitava il sarcofago della fanciulla, altamente decorato con scene di giochi agonistici fra bambini, oggi conservato in una collezione privata a Milano
Una vicenda dolorosa si nasconde dietro uno dei monumenti più importanti della periferia nord di Roma, un territorio con un’eredità monumentale eterogenea, che scopriremo prossimamente.

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