“Giugno” affrescato al Palazzo Schifanoia di Ferrara: spiegazione

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Caldo, stanchezza e voglia di far niente sono tipiche di questo periodo…saltate in macchina per perdervi nella magia del ciclo ferrarese dei mesi!

E siamo a Giugno. Il caldo è già arrivato, l’estate inizia a farsi sentire e la voglia di vacanze…pure! Le sospirate ferie però sono ancora lontane per tutti e al massimo ci si consola con qualche week-end fuori porta. Per questo qui agli Infusi d’Arte abbiamo deciso di darvi qualche idea per una gita della domenica davvero speciale. Siete pronti? Caricate in macchina consorte e figli, allacciate le cinture di sicurezza e rilassatevi. Al navigatore (culturale) ci pensiamo noi!

Il dipinto di oggi è il mese di Giugno affrescato nel Salone dei Mesi a Palazzo Schifanoia di Ferrara dagli artisti dell’Officina ferrarese tra il 1498 e il 1472.

Potete visionarlo qui.

Cosa sta succedendo nella prima scena?

La fascia più in alto ospita il trionfo di Mercurio, dio protettore dei commerci. Lui è rappresentato come statua su un ricco carro trainato da aquile al centro di un mercato ricco e fiorente. Basta notare come tutte le persone intente al commercio siano riccamente vestite. Anche i banchi sono in muratura e non in legno, qui non esiste davvero crisi economica! Mercurio sembra reggere in mano il caduceo (il suo accessorio preferito per smuovere le nuvole) e una viola ma la zona di affresco è rovinata e non permette grandi certezze. Sullo sfondo, in alto a destra, vediamo i resti di due imprese del dio: una giovenca che una volta era una ninfa e il gigante Argo che una volta aveva la testa e che qui è decapitato.

E nella fascia centrale?

La parte centrale invece ci mostra il segno zodiacale del mese e tre figure allegoriche che influenzano i nati nelle tre diverse decadi. Hanno la stessa funzione di nostri “ascendenti”, indicano una caratteristica o un’inclinazione di chi è nato in quel periodo. Se avete amici nati a giugno non vi resta che verificare! Il segno zodiacale è il cancro ed è ben rappresentato dall’aragostona in primo piano. A sinistra vediamo un uomo vestito di foglie che tiene in mano qualcosa che purtroppo è illegibile. Lui è la Follia. Al centro invece c’è una bella donna vestita di bianco e seduta con aria solenne. Ha un lungo bastone in mano, un drappo svolazzante alle sue spalle e un’altre donna davanti. E’ la Giustizia intenta a giudicare un’anima umana. A destra vediamo invece un uomo con le zampe di un grifone che regge in mano quello che sembra un draghetto. Lui è il Furto.

Chi c’è infine nell’ultima scena?

La zona in basso ci mostra Borso d’Este in corteo nella sua città, probabilmente appena nominato Duca di Ferrara. E’ rappresentato in primo piano su un cavallo bianco circondato da cavalieri e ritratto davanti ad un bellissimo portico finemente decorato. Qui un uomo, inginocchiato a terra sulla sinistra, è pronto per rivolgere una supplica al duca. L’abbigliamento ricco delle persone, la presenza di strutture decorate, le numerose barche sul fiume e la torre sullo sfondo ci dicono ancor una volta che questa è una città fiorente sia per i commerci che per la cultura. Il Principale committente delle opere culturali è, manco a dirlo, la famiglia d’Este.

Come nasce questo meraviglioso ciclo di affreschi?

Tutto inizia quando Borso d’Este signore di Ferrara,  chiede a papa Paolo II il titolo di Duca. Sebbene il papa glielo conceda solo nel 1471 i lavori per gli affreschi iniziano già nel 1468. Ai pennelli c’è la cosiddetta Officina ferrarese, un gruppo di artisti formati e sovvenzionati dalla casata estense e che vedeva al suo interno uomini del calibro di Ercole del Cossa e di Cosmè Tura. Il salone ospitava in origine tutti i mesi dell’anno rappresentati con lo stesso schema che abbiamo visto per Giugno: divinità protettrice del mese, segno zodiacale e decani, eventi significativi di quel periodo.

Dopo la cacciata degli Estensi (1598) tutte le pareti vennero ricoperte di calce e gli affreschi scomparirono fino al 1840 quando vennero riscoperti e ripuliti dalla scialbatura. Si conservano soltanto le pareti nord ed est.

Due parole sullo stile…

L’autore del mese di Giugno non è noto…viene chiamato il “Maestro degli occhi spalancati ” per il suo trattamento dei volti. Possiamo però notare come le due scene, nella prima e nella terza fascia, siano impostate diversamente. Il trionfo di Mercurio ha decisamente poca prospettiva, il carro è parallelo allo sfondo e schiaccia tutta scena su un unico piano. Anche le dimensioni delle figure non sono coerenti. Sembra di guardare una cartolina un po’ naif.

 La scena del corteo di Borso d’Este è decisamente diversa. Qui infatti sono chiaramente presenti almeno due piani, il corteo di cavalieri e lo sfondo cittadino, a cui si aggiunge il portico. Questo, oltre a essere perfettamente prospettico, dà profondità anche alla zona centrale del dipinto grazie alla sua posizione laterale. Sembra proprio che le due zone siano state dipinte da due artisti diversi della stessa officina.

Anche questo Infuso d’Arte è finito ma se volete viaggiare ancora con noi vi aspettiamo tre due settimane con un altro infuso freschissimo nel frattempo potete rilassarvi qui.

A presto!

Chiara Marchesi

Chiara Marchesi: Laureata in Storia dell'arte, con un'insana passione per la scrittura e per il rinascimento italiano. Curiosa di tutto si occupa principalmente di eventi d'arte senza disdegnare teatro, cinema e libri. Perchè la bellezza è ovunque...

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