“EU”, mostra antologica del fotografo giapponese Satoshi Fujiwara, arricchisce la Fondazione Prada di Milano fino al 16 ottobre 2017. Il progetto include alcuni dei lavori più significativi dell’artista.
La mostra, curata da Luigi Alberto Cippini, propone un’alternativa ai regimi rappresentativi della fotografia europea. Le fotografie di Fujiwara, infatti, vengono scomposte, ingrandite e montate in maniera apparentemente casuale, in un allestimento a muro che occupa gran parte dell’Osservatorio della Fondazione Prada (all’interno della Galleria Vittorio Emanuele II).
EU è un resoconto dell’opera di Fujiwara (Kobe, Giappone, 1984), dopo che quest’ultimo si è trasferito in Europa nel 2012, abbandonando così la fotografia giapponese. Fotografia tradizionale che, a suo dire, non era più efficace per rappresentare la vita contemporanea. Per questa mostra, infatti, Fujiwara sceglie come soggetto le capitali europee, che mostrano una complessità maggiore rispetto agli agglomerati urbani giapponesi.
A essere protagonisti delle sue foto sono dei “close-up”, degli ingrandimenti di piccoli dettagli, di solito persone o animali, che raccontano i grandi stravolgimenti del nostro tempo, tra proteste, nuovo fascismo e disordini sociali. L’artista sceglie di dis-assemblare gli elementi dell’immagine, per mescolare le identità e testimoniare l’assuefazione contemporanea al consumo di immagini.
I soggetti ritratti sono numerosi e diversi: si va dai particolari degli operatori di ripresa degli attacchi terroristici avvenuti a Parigi il 13 novembre 2015, ai passanti in alcuni paesi europei, ai close-up dei corpi delle forza di polizia, che narrano della brutalità, della violenza e degli scontri che spesso avvengono nelle nostre capitali. Animal Material rappresenta invece alcune specie di animali dello zoo di Berlino attraverso i particolari delle loro pelli, costruendo un racconto dell’esposizione di animali in stato di cattività.
Satoshi Fujiwara, attraverso una peculiare scelta delle inquadrature, della distanza focale dai soggetti e della definizione eterogenea delle fotografie crea un nuovo modo di narrare, e soprattutto una diversa reazione nello spettatore. I sentimenti che più si agitano nel cuore di chi guarda questi ingrandimenti sono disagio, solitudine, senso di disperazione. Cosa non facile da ottenere, in una società abituata all’immagine e alla sovraesposizione mediatica.
L’allestimento della mostra prende spunto dalla rielaborazione dell’architettura espositiva disegnata da Herbert Bayer per la mostra “The Road to Victory: a procession of photographs of the nation at war”, tenutasi al MoMA di New York nel 1942. Disponibile fino al 16 ottobre 2017, EU è sicuramente uno degli appuntamenti milanesi da non perdere.
Valeria Martalò