Le opere di Perrone sono state ammirate e apprezzate presso importanti istituzioni d’arte contemporanea (il Solomon Guggenheim Museum di New York, la Biennale di Venezia, il Centre Georges Pompidou di Parigi).
Pertanto ad oggi Diego Perrone entra di diritto nel cosmo degli artisti più promettenti sulla scena internazionale. Restano ancora pochi giorni per poter godere del visionario ma tradizionale linguaggio del giovane artista piemontese. Le opere sono state gentilmente concesse dalla Galleria Massimo De Carlo che tutela l’artista. Sculture in vetro, richiamo di un arcaismo delle tecniche e delle forme che rimanda a processi evolutivi lenti.
Perrone, con “Sussi e Biribissi” è il primo artista protagonista di una personale presso lo Spazio Murat (ex sala Murat) per il nascente Polo per l’arte e la cultura contemporanea di Bari.
L’associazione fortemente voluta dal Comune e diretta da Massimo Torrigiani, propone di allacciare con i cittadini baresi una relazione profonda e prolifica anche per il turismo. Potrebbe allora finalmente anche Bari ambire ed affermarsi nel panorama artistico contemporaneo del nostro Paese. Verrebero così perseguite le iniziative sostenute per anni da personalità come Marilena Bonomo.
Un ente che superi il plateale ma momentaneo entusiasmo per Matera 2019 Capitale europea della cultura.
Si prepara il terreno a quella che diverrà una realtà culturale stabile per il centro urbano, debellando il problema di mode sterili e provvisorie. Secondo i progetti infatti dal 2019 lo Spazio Murat, l’ex Mercato Ittico e il Teatro Margherita diverranno porto sicuro per l’arte a Bari. I turisti e i cittadini potranno godere di ben tre spazi dedicati ad ospitare esposizioni permanenti e temporanee. Per ora è attiva solo lo Spazio Murat mentre per le altre due sedi si attende il termine del lavori di restauro.
Il colore sanguigno, rude ed il tratto affilato ed energico dei disegni realizzati con una semplice biro rossa.
Una praticità che pone al centro l’uomo come abitante della Terra. Di fatto fautore assieme alla natura dei tardi e operosi processi millenari. Dare origine ai germogli nella morsa della precarietà degli agenti atmosferici. I pesci, presenti in tutte le composizioni, solcano i mari cristallini o sono trascinati in balia di una burrasca. Orizzonti primitivi a confronto si fondono per assumere una consistenza solida e pastosa al tempo stesso.
Il caso che sconvolge e devasta gli esseri viventi come vediamo dai casi di cronaca recente a Houston e ad Ischia, qui assume un valore salvifico e creativo. Il caso sprigiona le idee dell’artista.
La densità del vetro sostanza prediletta da Perrone è ambivalente. Il materiale è difatti fluido e solido nelle fasi del lavoro. Pertanto si ritrovano liquidità e consistenza come nelle acque rappresentate dall’artista. Per generare le opere, il vetro è fuso con minerali e ossidi che creano magnifiche cromie e sfaccettature. Successivamente è versato in calchi di gesso, infornato ad altissime temperature; di seguito riposa gradatamente per sei settimane. Il vetro deve asciugare in tempi dilatati per evitare che si incrini. Parimenti alla lentezza che caratterizza le attività umane presenti nelle sculture: l’artigianato delle anfore e i trattori per l’esperienza del lavoro dei campi. La graduale stagionalità dei prodotti della terra e della riproduzione dei pesci. Così come in natura interminabili processi hanno permesso la creazione e l’evoluzione delle specie.
La precarietà della rendita delle messi, delle creature sulla Terra e la fragilità del vetro.
Perrone in un moto di totale libertà concilia le sue capacità alle facoltà dell’ineluttabile. Perciò il modello procreato dall’ingegno dell’artista si compie nell’imprevedibilità del risultato finale. Infatti non vi è alcuna certezza nella riuscita dell’ idea originaria; gli errori e gli imprevisti sono parte integrante del manufatto. La mutevolezza materica del vetro incontra il perpetuo mutare della vita sul globo terracqueo. L’artista racconta la trasformazione dettata dallo sviluppo delle tecniche, delle tradizioni, dei linguaggi. Dunque il progresso costruisce l’identità di tutte le creature che popolano il pianeta: i contorni indefiniti dei lineamenti umani si mescolano alle anfore e ai pesci. Mentre i disegni, nella mobilità e dinamicità degli aratri e dei pesci che fluttuano vorticosi, richiamano echi futuristici.
I cromatismi dai colori terrosi dell’ocra, del bruno, del terra di Siena, abbinati a quelli metallici: il bronzeo e le rifrazioni argentee e dorate. Il verde degli ossidi varia sugli azzurri e il blu oltremare dei minerali.
La sorte determina la combinazione del vetro con gli agenti inseriti da Perrone. Nelle ricerche sul materiale e nella realizzazione, l’artista è coadiuvato dall’azienda Vetroricerca Glass & Modern di Bolzano. Consiglio vivamente di soffermarsi a scrutare le sculture a tutto tondo. Si può solo così ammirare la molteplicità, la varietà dei miscugli pigmentati nel vetro; le luminescenze sono più facilmente rilevabili dalle superfici piane del retro. Meravigliarsi in questo modo della bellezza dell’ignoto, dell’assenza del dominio che l’artista ha sul creato. É l’opera stessa a prendere il sopravvento e ad affermarsi sulla volontà e la facoltà dell’artista e ad imprimersi nell’immaginario dello spettatore.
Giovedì 7 settembre alle 19 Diego Perrone interverrà presso lo Spazio Murat per presentare il volume “Diego Perrone. Sculture di vetro / Glass sculptures”.
(“Sussi e Biribissi – Sculture e disegni.” , 14.07.17 / 10.09.2017)
La mostra è visitabile nei giorni feriali dalle 11 alle 20, la domenica dalle 11 alle 13 e dalle 16 alle 20. Il costo dell’ingresso è di 3 euro.
Marilù Piscopello