Il giorno del bucato ci fa sentire tutte delle lavandaie sciatte e impresentabili? Ci pensa un certo gentiluomo di nome Chardin a tirarci su di morale!
Settembre sta finendo e , come sempre, le routine ripartono. Ufficio, scuola dei bambini, palestra…e i panni si accumulano. E così si passa la domenica a far le lavandaie. Diciamolo, con la tuta, il mollettone in testa e il fustino di detersivo al seguito non ci sentiamo proprio delle modelle. Qui agli infusi d’arte vogliamo dimostrarvi che ci si può sentire belle anche così. Miracolo? No, arte!
L’infuso di oggi è La lavandaia di Jean-Baptiste Simèon Chardin, eseguito nel 1733 e oggi conservato al museo nazionale di Stoccolma.
Potete visionarlo qui.
Cosa sta succedendo?
Quello che succede anche a casa vostra. I panni da lavare sono tanti e l’ingrato, ingratissimo, compito prima o poi va fatto. Qui è toccato ad una donna, la vediamo che affonda le braccia con energia nella tinozza, così forte da far scivolare giù un po’ di sapone. Fa decisamente fatica, e si vede. La cuffia ormai è sciolta e stropicciata, il viso è sudato e senza nemmeno una ciocca di capelli a fargli da cornice, persino il vestito deve aver visto tempi migliori. Eppure nonostante questo la lavandaia conserva tutta la sua dignità. Dalla posizione sembra quasi che si sia voltata con un accennato sorriso verso qualcuno che la chiama.
Ai suoi piedi il bambino ha approfittato della situazione per giocare con acqua e sapone( quale bambino non adora farlo?) e ora è tutto concentrato a soffiare una grossa bolla. Se vostro figlio si annoia mentre fate il bucato ricordatevi di questo dipinto…
Sullo sfondo c’è la fase due della faccenda. Stendere. Il vano della porta sembra luminosissimo rispetto all’angolo buio e polveroso della lavandaia, e questo ci fa venir voglia di sbirciare su cosa c’è nell’altra stanza. Una giovane donna sta stendendo dei lenzuoli in quello che somiglia tanto al “locale fontane” che hanno tanti dei nostri condomini.
Cos’ha di speciale questo dipinto?
Eh già. Dopotutto ce ne sono tanti di dipinti di denuncia su contadini e lavoratori disagiati e poverissimi…sugli ultimi degli ultimi nella società. Ecco queste lavandaie non sono affatto donne in gravi difficoltà, non sono certamente nobili nè hanno soldi da buttare ma hanno quel che serve loro per mantenere dignitosamente se stesse e la propria famiglia. Sono la classe media. Un po’ come molti di noi insomma… All’epoca era poco considerata, tanto da far parte del “terzo stato” che riuniva chiunque non fosse nobile o facesse parte del clero. Al nostro caro Chardin questa particolare parte della società piaceva parecchio tanto che nello stesso periodo dipinse anche “la donna alla fontana” e la vivandiera”. Altre due donne della medesima condizione sociale.
Due parole sullo stile…
Chardin in questi dipinti non cede alla tentazione di esaltare le condizioni non sempre eccezionali della classe media, non c’è nulla di pittoresco, nè di sentimentale. Vale a dire che non fa una sorta di caricature dei suoi personaggi nè vuole suscitare pietà in chi guarda. I suoi modelli sono i pittori del Seicento olandese.
Anche questo infuso d’arte è finito tutto…ma tornate tra due settimane per un nuovo nuovissimo appuntamento!
Chiara Marchesi