L’arte del carnevale: Brueghel e il Martedì grasso del 1559

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L’arte del carnevale: Brueghel e il Martedì grasso del 1559

Martedì grasso. Che ormai da anni è meno grasso che in passato: il carnevale non è più così sentito e si è lentamente trasformato in una festa per bambini.

Tra supereroi e principessine, della tradizione popolare restano solo i dolci fritti e qualche rara, folkloristica sfilata di carri. Ma tra una frappa e una castagnola ci si chiede “com’era il carnevale secoli fa?

Per rispondere niente di meglio di un altro infuso d’arte.

Dopo il romanticismo di Fragonard si cambia decisamente scenario. Pieter Brueghel il Vecchio ci porta in un caotico pesino fiammingo con il suo Lotta tra Carnevale e Quaresima, oggi al Kunsthistorishes Museum di Vienna.

Puoi vederlo qui.

E’ il Martedì grasso del 1559 e la situazione è decisamente sfuggita di mano. Chi gioca a dadi, chi dorme, chi beve birra da una parte. Ma anche chi esce da una chiesa, chi fa processioni, chi lavora, fatica o chiede l’elemosina dalla parte opposta. Manca solo la polizia in tenuta anti-sommossa per completare il tutto..

Ma cosa sta succedendo realmente?

Lo scontro è tra due fazioni con a capo figure a dir poco bizzarre: messer Carnevale e madonna Quaresima che si fronteggiano come in un torneo a cavallo. Il Carnevale si sente il favorito e dall’alto dei suoi 120 chili di peso brandisce una lancia che in realtà è uno spiedo con polli, salsicce e una testa di maiale. Al posto della spada porta un coltello da macellaio e come elmo una succulenta torta di carne. Così succulenta che è già stata assaggiata e dal buco sporgono le zampe di un volatile.

Il suo destriero è una grossa botte di vino decorata davanti da una coscia di maiale e di lato da una brocca da vino. A spingere il tutto due uomini in abiti da carnevale.

Dall’altra parte la Quaresima è tutto l’opposto. Lei è una religiosa pallida e scheletrica che ha a malapena la forza di brandire la lancia. Una pala con sopra due aringhe che devono aver visto tempi migliori. L’elmo invece è un’arnia di insetti. Anche la cavalcatura, che qui ha più l’aspetto di un carro, sembra conciata male. Una sedia sbilenca e una tavola su quattro rotelline trainata da un frate e da una monaca.

Come decorazioni soltanto delle ciambelle salate e delle cialde più un cesto di cozze. Tutti cibi poco invitanti e all’epoca tipici della quaresima.

Dietro a ciascun contendente chi sono i rispettivi “eserciti”. Nessuno schieramento rigido, niente bandiere nè trombe, solo due folle dall’aspetto caotico.  Dietro al carnevale vediamo tutti gli eccessi possibili e immaginabili: giocatori di dadi,suonatori, travestimenti e un’osteria affollata di ubriachi. Tanto piena che non si riesce né ad entrare né ad uscire.

Alcuni infatti sono crollati sulle botti e c’è persino chi vomita da una finestra. Una scena che non si vede neanche nei festini più trasgressivi.

Alcuni tentano con fatica di proseguire a lavorare zigzagando tra ubriachi, mendicanti deformi e girotondi a suon di musica. Ma sono davvero gli unici, oltre ai poveracci, a non partecipare alla festa.

Lo schieramento della quaresima è diverso ma fino ad un certo punto. Al posto dell’osteria c’è una chiesa dalla quale escono degli uomini in nero e monache. Intorno a loro si affolla un buon repertorio di accattoni. Tra poveri con le vesti stracciate, mutilati e venditori ambulanti c’è l’imbarazzo della scelta.

L’unica a ricevere qualcosa è la madre in basso a destra anche se l’uomo ha più l’aria di lavarsi la coscienza che di aiutare realmente la donna. I colori delle sue vesti confermano: azzurro e rosso erano infatti associati all’inganno. Sullo sfondo una cupa processione penitenziale si contrappone al girotondo carnevalesco dall’altro lato.

Il centro della scena fa da terra di nessuno. Lo spazio è un po’ più libero e tra sudiciume vario e bambini che giocano troviamo chi non ha preso posizione. Le donne in fondo, ad esempio, sono occupate nei lavori domestici e per nulla interessate né alla processione né al girotondo. Come loro anche il gruppo di persone davanti alla casa.

Hanno appena rotto uno degli orci che stavano trasportando e non sono affatto contente. Proprio al centro del dipinto un gruppo di persone è occupatissimo a pulire del pesce e sembra non accorgersi nemmeno di quello che sta succedendo.

Un dipinto stranissimo che ci lascia pieni di dubbi. Che significa una scena del genere?

Per capire dobbiamo rispolverare il libro di storia e accorgerci che nel 1559 siamo in piena riforma luterana. I due schieramenti possono alludere alle due fedi religiose e lo si capisce da alcuni dettagli. Aguzzando la vista si nota che la statua all’interno della chiesa è coperta da un velo.

Proprio come all’epoca facevano i cattolici durante la quaresima. La stessa quaresima che Lutero aveva abolito lasciando però intatto il periodo di carnevale.

A togliere ogni dubbio è la coppia a centro del dipinto. Un lui e una lei piuttosto malmessi e tristi che seguono un giullare con una torcia accesa. Il colmo della follia. In realtà i due rappresentano l’umanità intera che in questa situazione di guerra tra fazioni religiose decide di seguire la follia piuttosto che la propria testa.

Il lume della ragione infatti pende dalla cinta della signora che ha pensato bene di spegnerlo e portarselo dietro così.

Brueghel, insomma, non prende posizione e si schiera anche lui al centro del dipinto. Lì, tra le donne che puliscono il pesce e l’orcio fracassato. Il suo sguardo non è giudicante né di denuncia.

Semmai si diverte a far vedere tutti quei piccoli vizi che l’uomo perbene tiene nascosti. Dal bere in poi. L’unico accenno moraleggiante è la coppia col giullare, il resto è ironia.

Il caos è solo apparente. Tutti i personaggi infatti sono collocati secondo un piano preciso e sono dipinti fino all’ultimo dettaglio. Basta uno zoom sul dipinto per rendersi conto che Brueghel non temeva uno sguardo ravvicinato.

Un altro infuso d’arte è già terminato e l’appuntamento è sempre tra due settimane per un’altra bollente tazza d’arte!

Buon Carnevale!

Chiara Marchesi

Chiara Marchesi: Laureata in Storia dell'arte, con un'insana passione per la scrittura e per il rinascimento italiano. Curiosa di tutto si occupa principalmente di eventi d'arte senza disdegnare teatro, cinema e libri. Perchè la bellezza è ovunque...

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