L’ultimo referendum confermativo per il taglio dei parlamentari è stato un po’ come il referendum per l’uscita del Regno Unito.
Le sorti del Paese sono state decise, ancora una volta, dalle generazioni più anziane, senza preoccuparsi minimamente del futuro dei giovani. Esattamente come quattro anni fa per la Brexit.
Al referendum costituzionale confermativo sulla modifica degli articoli della Costituzione per il taglio dei parlamentari l’elevato numero di elettori di grande età ha fatto vincere il Sì.
Il motivo non è che queste persone volessero realmente tagliare il numero dei Parlamentari perché gli stesse bene la modifica. Almeno non per tutti. La reale ragione è un’altra.
Molte persone hanno votato sì per dare un messaggio forte e chiaro ai politici, che è il popolo che decide, che se vogliono li mandano “tutti a casa”. Vecchi slogan che tornano su come una peperonata. Avrebbero voluto il taglio degli stipendi ma, non potendo votare per quello, hanno votato sì ad un taglio, uno qualunque, pur di far capire che è il popolo che comanda.
Insomma, nel ‘700 in Francia votavano per far tagliare teste, in senso letterale, questa volta si vota… per tagliare teste. Poi dici che non li devi chiamare “boomer”!
Votare no, perché il taglio dei parlamentari non è quello che si voleva, bensì il taglio dello stipendio, era un pensiero troppo razionale e critico per le generazioni di sessantottini che hanno perso la bussola e proseguono le loro lotte passivo-aggressive, mentre fanno un autogol imbarazzante.
Se chiedessimo ad un boomer qualsiasi perché lo hanno fatto, risponderebbero che sono stanchi della politica, dei politici che fanno i loro interessi e non pensano agli italiani.
Dall’altro lato della medaglia, quello del No, ci sono molte altre persone, prevalentemente giovani, che sono molto più stanche.
Sì, noi giovani siamo stanchi. E frustrati.
Non solo ci ritroviamo ad affrontare una classe politica inetta che non ci rappresenta e vive in una realtà obsoleta e retrograda che non rispecchia quella di molti di noi, ma abbiamo a che fare anche con generazioni di incapaci al pensiero critico che vota e supporta questa classe politica. O perché è d’accordo col loro pensiero o perché vogliono “fargli vedere chi comanda”.
Molti di noi sono cresciuti guardando Le follie dell’imperatore e siamo finiti per essere tutti come Yzma.
Sì, avete capito la citazione, ché tanto stavamo tutti con le mani alle tempie appena abbiamo visto il Sì vincere.
Le preoccupazioni dei boomers? Il lavoro e la pensione.
Noi? Neanche ci speriamo più in un lavoro stabile e alla pensione!
La realtà è che in Parlamento sono pochi i rappresentanti che portano le nostre lotte, e quasi tutti lì se ne fregano di noi, dei nostri diritti e del nostro futuro. E nonostante tutto avremmo voluto che il Parlamento restasse così com’era.
Il referendum confermativo del 20 e 21 Settembre per il taglio dei parlamentari ha messo in luce uno squarcio tra gli elettori.
Noi siamo stanchi di far parte di un elettorato sempre meno informato e anche male, conservatore e pieno di pregiudizi, perciò razzista, sessista e omofobo. Non vogliamo fare queste lotte infantili che fanno i boomer per ripicca o vendetta. Noi lottiamo esclusivamente per ottenere ciò che vogliamo.
Siamo stufi di vedere che a rappresentare anche noi ci sia una classe politica che, essendo grande di età, ha la stessa mentalità degli altri elettori.
C’è una frattura apparentemente insanabile tra noi giovani e tutte queste persone, elettori e politici.
Questa differenza abissale non sarà mai colmata finché non verrà fatto qualcosa per noi da tutte queste persone che hanno mandato allo sfascio il Paese e che ci lasciano in eredità frustrazioni, danni ambientali e economici.
Io e i ragazzi più giovani, tra i 25 e i 18 anni che abbiamo votato in maggioranza il No, siamo stufi di vedere prendere le decisioni sul nostro futuro da queste persone che non rappresentano noi e la nostra realtà. Queste persone stanno solo peggiorando la situazione, schiacciandoci con l’ignoranza contro un muro. Sarà solo a causa loro se aumenteranno casi di aggressioni razziste, omobilesbotransfobiche e sessiste, in particolare verso le donne.
Esistiamo noi giovani e altre persone più grandi in Italia che siamo pochi rappresentati.
Siamo ancora troppo pochi e con poche risorse per prenderci la nostra fetta di rappresentanza in questo Paese, per sfidare una casta chiusa e marcia di corruzione e egocentrismo senza i loro stessi mezzi.
Non possiamo con le scarse possibilità che abbiamo sfidare e battere questo sistema a cui non importa di noi, e che ha smesso di funzionare nel momento in cui l’accesso alla politica è diventato riservato a pochi.
Perché le soluzioni che adottiamo per cambiare in meglio le cose non sono dire alle ragazze di coprirsi, di far indossare le divise, di dire ai ragazzi di non tenersi le mani per strada, di avere i capelli piastrati o corti come i bianchi, o di non indossare indumenti facente parte la pratica religiosa.
C’è una gioventù che si sta autoeducando al rispetto di tutte queste libertà e di queste scelte!
E sono cose che non abbiamo imparato dai nostri genitori o dai nostri insegnanti. Nei casi migliori, hanno sessismo, razzismo e omofobia interiorizzati e scaricano giudizi e odio non richiesti anche su completi sconosciuti, oltre ai propri figli.
Non vogliamo politici che ci danno i contentini e promesse ipocrite. Vogliamo i diritti che ci spettano in quanto persone. Vogliamo essere liberi da giudizi e pregiudizi che ci ostacolano anche nella nostra carriera, se siamo scuri di pelle, se siamo donne, se siamo transgender, se amiamo e preghiamo chi ci pare. Anche se siamo troppo formati o se non abbiamo fatto un percorso formativo convenzionale.
Vogliamo vedere noi, le nostre realtà e il futuro rappresentati anche in Parlamento. Forse ci riusciremo tra qualche anno, quando altri giovani avranno raggiunto la maggiore età, e allora saremo di più, sempre di più, in tantissimi.
Forse, perché ha vinto il Sì a causa di generazioni di adulti che pensano di cambiare le cose con la vendetta e con mosse infantili e controproducenti, e in futuro saremo meno rappresentati.
Ambra Martino
Crediti immagine in evidenza: Niccolò Caranti https://commons.wikimedia.org/wiki/File:2011_Italian_referendums.jpg