The Night Of 1×08, la sentenza dell’anima
La vita, in effetti, è spessissimo costruita da una lunga concatenazione di coincidenze, fortunate o meno. Casi fortuiti quindi, che eludono le grandi domande della vita, non ci danno alcuna risposta alla nostra esistenza, ma in qualche modo ci spingono avanti. Quasi per inerzia.
Questo è ciò che capita alla fine al protagonista. Sì, scopriamo che Naz è innocente dell’omicidio della giovane Andrea, ma la sua innocenza non è quella che salta fuori nel processo, non è ciò che lo scagiona, e quindi agli occhi di tanta gente, ma soprattutto dentro sé stesso, non saprà mai di esserlo veramente. Dopotutto lo avevo sottolineato anche la scorsa volta, Naz è innocente del caso al centro della trama, ma puntata dopo puntata, esperienza dopo esperienza, diventa sempre più colpevole di altre cose, pur rimanendo sempre una vittima di ciò che lo circonda.
The Night Of è stato questo, un legal drama e un racconto carcerario in cui, al centro di tutto, c’era il viaggio nei cambiamenti umani dovuti all’ambiente e alla società. Lo testimonia anche la scelta strutturale di questo episodio finale: pur lungo ben 90 minuti, come nella tradizione dei migliori finali delle serie HBO il grande avvenimento che risolve l’intreccio non avviene alla fine, ma quasi a metà, in modo che ci sia il tempo per creare un lungo epilogo e mostrare le conseguenze ed i cambiamenti avvenuti nei personaggi.
The Night Of si chiude con un altro sensazionale episodio, ovviamente densissimo, in cui tutti i protagonisti escono fuori diversi da come li avevamo conosciuti. Il detective Box non ha solo cambiato lo status lavorativo andando in pensione, ma da meticoloso e solerte poliziotto è diventato un uomo ossessionato dalla necessità di riparare ai proprio errori; Chandra da ragazza è diventata adulta, ma purtroppo per lei è passata attraverso un fatale errore di inesperienza che le è costato caro; Naz non è più il timido ragazzo dell’inizio, ma un uomo duro che sa come farsi rispettare in mezzo alla strada, anche se ciò gli costa l’essenza della propria morale e della propria anima; John Stone paradossalmente è rimasto un avvocato piccolo e vessato da tutti nonostante un’arringa finale clamorosa, ma ha imparato a convivere con sé stesso, con le proprie fobie, con le proprie paranoie, col proprio talento nascosto e persino con la propria sfortuna.
The Night Of non è stato una certo una serie rivoluzionaria, e comunque non ha mai voluto esserlo, semmai ha mostrato un acutissimo ritratto, tremendamente realista, dell’eterna sfida tra uomo e sistema, una continua sconfitta per il primo. In tale cupezza, ha comunque evidenziato l’importanza dei rapporti interpersonali, che scaturiscano da un semplice “grazie” o dall’affetto di un gatto, e con grande costruzione scenica, grande scrittura e grande recitazione, è stato l’ennesima conferma dell’alto livello della serialità tv.
Emanuele D’Aniello