The Handmaid’s Tale 4: recensione del sesto episodio

the handmaid's tale 4 recensione del sesto episodio

E se non fossi chi tu credi io sia?

Una domanda lecita nel nostro rapporto con gli altri. Gli affetti si basano anche sulla paura dell’idea che partner e amici si fanno di noi. Deluderli è la nostra preoccupazione principale. Perdere il loro affetto significherebbe prendere coscienza della solitudine, dell’assenza.

La vita ci mette di fronte a sfide improbabili, spesso impossibili. Gilead in The Handmaid’s Tale non è altro che l’estremizzazione di ciò che un essere umano è capace di fare. Sia carnefice che vittima. Le vittime di Gilead hanno pagato caro il prezzo della loro indipendenza. Ad alcuni è toccato il muro, ad altri sono toccate severe mutilazioni.

Dalla fedeltà ai voti

Nessuno potrà dimenticare “Faithful”, l’episodio della prima stagione in cui Emily ruba la macchina e corre all’impazzata per riaffermare la propria libertà, al prezzo del suo clitoride. Non riusciamo a spiegarci come June sia ancora tutta intera dopo tutto quello che ha “combinato”, e forse questa è un po’ la pecca di una serie che ancora ci stordisce.

Quasi lo perdoniamo, a questa quarta stagione, che June sia sempre una privilegiata. Nel sesto episodio “Vows”, però, l’attenzione è tutta psicologica, come anche la tortura: sarà proprio vero che June è una privilegiata?

Moira trova June, June non realizza. June ha una missione da portare a compimento: quella di salvare Hannah. In un salto costante tra passato e presente, ritroviamo la vita normale della protagonista e il suo passato con l’amica e Luke. June prima di Gilead l’abbiamo frequentata poco: conosciamo giusto i tratti salienti di una donna curiosa, premurosa, decisa. Siamo pronti ad andare a fondo? Siamo davvero pronti a distruggere l’icona dell’eroina?

Potremmo pensare, prima di tutto, che June stessa non sia pronta a tutto questo. Che l’idea di salvare Hannah, per quanto legittima, celi anche la paura di tornare da dove si proviene, di riaffrontare il passato, di fare i conti con il nostro riflesso negli occhi dei nostri cari. La morte sarebbe forse più facile?

In quello stesso episodio già menzionato, Faithful, June era libera. Sgattaiolava nella casa di Nick e faceva l’amore con lui. Un paio di episodi fa, era sopra un ponte a baciarlo e a dichiarare il proprio amore. Hannah e Nick a Gilead, Luke e Nichole in Canada. Esiste davvero la libertà di scegliere? Ma soprattutto, siamo davvero ciò che crediamo di essere o ciò che gli altri credono che siamo?

Ci fa comodo pensarlo, a noi e a loro. In un mondo di illusioni come il nostro possiamo ancora aggrapparci alle idee. Dopo Gilead, invece, restano solo i fatti. La vita nuda e cruda.

Il sesto episodio di The Handmaid’s Tale è un’apnea di lacrime, che poi alla fine sgorgano. Troppo poche, troppo amare. È una liberazione a metà, un pianto che non consola, ma che almeno fa trarre un respiro. Di nuovo: respira.

Alessia Pizzi

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Alessia Pizzi
Laurea in Filologia Classica con specializzazione in studi di genere a Oxford, Giornalista Pubblicista, Consulente di Digital Marketing, ma soprattutto fondatrice di CulturaMente: sito nato per passione condivisa con una squadra meravigliosa che cresce (e mi fa crescere) ogni giorno!

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