Mr. Robot 3×01, che tutto cambi perché nulla cambi

Mr. Robot 3x01

Dove eravamo rimasti? Una domanda lecita per gli spettatori di Mr. Robot, e lo è anche il suo protagonista Elliot.

Non è tanto il proiettile che si è preso alla fine della seconda stagione ad averlo rallentato. Piuttosto, è quella continua e infinita battaglia interiore contro la sua natura, il suo doppio, la sua malattia. Anzi, è la realizzazione che non importa quanto fai e lotti, la società avrà sempre la meglio e ti schiaccerà, fino a rivoltare le armi che avevi usato a proprio vantaggio.

Questa nuova stagione di Mr. Robot si apre esattamente dove la precedente finiva, pochi attimi dopo. Con le conseguenze dell’attacco hacker compiuto contro la Evil Corp, ma ribaltato negli effetti: invece di mettere in ginocchio la multinazionale, ha prostrato la gente comune, costringendo New York e non solo a vivere in un perenne black out di medievale memoria.

Vedere e affrontare gli esiti delle proprie convinzioni è un po’ il cuore dell’intera serie. Elliot non è solo un crociato che spesso esagera, ma un’arma capace di piegare chiunque voglia. Il suo problema è però la sua debolezza, quell’incapacità di domare gli istinti e la propria personalità malata. Mr. Robot continua un viaggio personale assolutamente dark, ricco di malessere, che va di pari di passo ad una visione quasi ucronica della contemporaneità in cui viviamo. Questa puntata, più di tutto fatto finora in due stagioni, racchiude la consapevolezza dell’impossibilità di cambiare le cose, e per una serie ancora ambientata nel 2015 l’apparizione ad un certo punto di Donald Trump, sotto forma di un incubo/profezia che si autorealizza, è l’espressione finale del fallimento della nostra società: “abbiamo scelto la debolezza invece della forza, hanno sempre voluto tirassimo fuori il peggio da noi” e non serve aggiungere altro.

Svegliarsi, capire, agire. Parole chiave da non dimenticare. E allora a svegliarsi e cambiare pur rimanendo sempre uguale è Mr. Robot stessa.

La prima stagione è stata fin troppo letteralmente ispirata a seguire il canovaccio di Fight Club. Non si può parlare di remake, ma ci andiamo molto vicini nelle intenzioni. La seconda, di conseguenza, è stata una stagione di transizione, un ponte che può non essere piaciuto a tutti ma necessario per liberarsi dagli schemi e diventare tutt’altro, come sembra adesso. Però, appunto, pur rimanendo sempre il solito Mr. Robot, un punto di sfogo per le follie visive del creatore Sam Esmail e una battaglia contro mulini a vento più grandi di noi.

Degni di nota, adesso, sono due significative aggiunte. L’arrivo nel cast di Bobby Cannavale, fin da subito un personaggio importante e assolutamente diverso dagli altri, eccentrico senza essere inquietante ed istrionico in maniera singolare come raramente l’attore italoamericano aveva interpretato. E poi c’è il cambio dedicato alla figura del fantasma del padre di Elliot. Se il personaggio di Christian Slater ha oscillato tra l’essere una proiezione mentale e poi quasi un fantasma, ora forse la serie ha capito che, avendo esaurito la sua importanza narrativa, mostrarlo concretamente come manifestazione dell’altra personalità di Elliot può essere la giusta mossa per non perdere un attore capacissimo e popolare.

In chiusura, questo ritorno di Mr. Robot fa ben sperare. Rimane una visione non leggera, ma sempre soddisfacente e sempre interessante, ben scritta e recitata. Soprattutto, rimane una delle poche che riesce ad indagare in maniera viscerale sul nostro presente. Vorremmo non farlo sapendo quanto è poco piacevole, ma è un dovere da cui nessuno, proprio per i tempi che corriamo, può esimersi.

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Emanuele D’Aniello

Malato di cinema, divoratore di serie tv, aspirante critico cinematografico.

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