Màkari, i primi due episodi sono un quasi sì

È andata in onda il 15 Marzo la prima puntata della nuova serie Rai “Màkari“.

La serie è ispirata ai gialli di Gaetano Savatteri: bel sole, bel mare, qualche caso di omicidio messo lì giusto a pennello perché Saverio Lamanna, interpretato da un bravo-come al solito- Claudio Gioè, possa infilarci il naso. Una serie piacevole ma con un qualcosa che ci lascia perplessi. Vediamo insieme.

I primi due episodi lasciano un po’… così

La prima scena riprende di spalle il protagonista che, su di un traghetto, si dirige verso Màkari dov’è la sua casa di infanzia; parla al telefono con il padre: è stato licenziato, dice, torna da Roma alla sua Sicilia, qualcosa farà. Tempo dieci minuti e lo ritroviamo già felicemente e follemente innamorato della bella Suleima che incontra la prima sera che passa sull’isola. Tempo undici minuti e il nostro Saverio Lamanna, con la bella Suleima di cui sopra, è già incappato nel primo caso: la sparizione di un bambino. Ricapitoliamo: arriva sull’isola, si innamora e il giorno dopo si riscopre uno Sherlock. In tutto questo, c’è un certo Piccionello, dovrebbe essere il suo migliore amico ma lo tratta un po’ male, che è uno stereotipo vivente, una macchietta messa lì non si sa bene per cosa. Come il caso si risolva non ve lo dico, semmai voleste seguirlo in questa investigazione improvvisata.

Con la seconda puntata il quadro è più o meno lo stesso: il nostro si improvvisa guida di un tour enogastronomico per racimolare qualche soldo, visto che inizia ad avere il conto in rosso. Quindi, abbiamo capito bene? Saverio ha lavorato al ministero degli interni ma è stato licenziato, ha fatto il giornalista e lo scrittore, nel tempo libero fa l’investigatore di casi anche gravi e ora, dall’oggi al domani senza preavviso, è anche guida turistica. Andiamo avanti: accompagna questo gruppo e scopre che questi nascondono qualcosa di losco: guarda un po’. Parte la seconda indagine. Anche di questa non vi svelo gli esiti.

Sud, tra protagonismo e stereotipo

La serie è stata girata tra San Vito Lo capo, la Riserva Naturale Orientale dello Zingaro, Scopello, Trapani e Palermo. E su questo non si può dir nulla: le ambientazioni e gli scenari vibrano di colori accesi, fatti di sole e cielo aperto. Fanno venire voglia di mare, d’estate, di spensieratezza e le inquadrature le sanno usare benissimo. Stereotipi sul meridione non considerati, ovviamente: come quello del buon Piccionello, che è sempre allegrone, col tono un po’ alto, sempliciotto. Forse, i bei luoghi e lo spazio quasi idillico in cui i protagonisti si muovono sono il vero punto di forza della serie. Sarà magari la nostalgia di Montalbano, finita su queste reti di recente?

Musica e Cast: punti a favore

Diretti da Michele Savari, nel cast troviamo tra gli altri Domenico Centamore, Ester Pantano e Claudio Gioè. Tutti bravi, l’impressione, soprattutto per alcuni, è che però siano quasi costretti in ruoli tagliati con l’accetta. È un’ impressione tutto sommato leggera che non ci toglie troppo, sopportabile: godiamoci l’atmosfera. Ci aiuta molto la sigla: scritta da Ignazio Boschetto, componente del trio “Il Volo”, e condivisa con i compagni, racconta la sua Sicilia. E la racconta anche a noi: ascoltate.

Serena Garofalo

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Figlia di Partenope e degli anni 2000, scribacchina ambulante, studentessa di Lettere per folle amore.

2 Commenti

  1. E’ il riscatto del sud, prima le serie a napoli, poi a bari e ora in sicilia, sono contento che si mostri un sud normale, non quello solito di mafia, gomorra e co. Spesso mi immagino uno di bergamo che guarda questi programmi, secondo me gli viene voglia di cambiare aria

    • Sicuramente è un bene che si stiano lentamente abbandonando gli scenari delle precedenti serie criminali ma bisogna star attenti a non cadere nell’eccesso opposto: non vogliamo che uno di Bergamo creda ad una visione semplicistica del Sud, fatta di sole, mare e poco altro?

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