Carmen, il destino e l’amore al tempo della frontiera

carmen

La Stagione Estiva del Teatro dell’Opera di Roma si è aperta il 28 giugno 2017 con la Carmen di George Bizet con la particolare regia di Valentina Carrasco.

La Carmen di George Bizet è un’opera mitica. Mancava dalla Stagione Estiva del Teatro dell’Opera di Roma dal 2009. La storia rappresenta la vicenda d’amore e morte della zingara Carmen. La ragazza è una giovane sigaraia molto avvenente di cui si innamora Don José, un sergente. Ma il suo essere troppo ligio al dovere e alle regole lo allontanerà da Carmen. Lei è uno spirito libero, nessuno la può frenare. Aiuta dei contrabbandieri e si legherà al torero Escamillo. Come dice lui stesso “gli amori di Carmen non durano più di sei mesi“. Don José, pazzo dalla gelosia, la ucciderà.

Com’era lo spettacolo

L’allestimento era curato dalla giovane regista argentina Valentina Carrasco. Il lavoro svolto dalla Carrasco partiva dalla differenza di carattere dei due protagonisti e quindi, secondo lei, bisognava riprodurre “un contesto sociale dove queste differenze e limitazioni siano evidenti“. La regista ha scelto di trasportare la storia “alla frontiera tra gli Stati Uniti ed il Messico“, paese “dove il combattimento tra tori è di grande popolarità“. Per di più entrambi i paesi “sono segnati da una forte pulsione maschilista“. Tutto questo è coerente con l’idea di Carmen, donna ribelle che sfida il machismo maschile e che ne rimane vittima. Le scene di Samal Blak rendevano molto l’idea del confine (insegne di locali statunitensi e una lamiera con dei pupazzi appesi: il famoso muro già esistente tra Stati Uniti e Messico) e i costumi di Luis Carvalho e le luci di Peter van Praet erano adattissimi.

Il lavoro è stato fatto con grande cura e intelligenza, senza stravolgere il testo. Ho apprezzato l’idea della bambina che porta il fiore incantato con il quale Carmen farà innamorare Don José. La fanciulla è ritornata più volte in scena per poi apparire adulta alla fine. Era il destino che li ha fatti incontrare ed ha segnato tutto il percorso. Mi sono piaciute le apparizioni degli scheletri finali e i bambini del Corpo di ballo che danzavano sul preludio al IV atto con dei costumi rappresentanti scheletri e coreografie di Erika Rombaldoni e Massimiliano Volpini. La morte, la morte incombente.

E la musica

(La recensione si riferisce alla recita del 28 giugno 2017)

Dal lato musicale le cose sono andate abbastanza bene.

Veronica Simeoni è stata una Carmen credibile, con bella voce (seppur le note basse era poco sonore) e bel temperamento, mentre il suo compagno nell’arte e nella vita Roberto Aronica ha creato un Don José molto sentito. Infatti, si è preso gli applausi più sonori dopo l’aria La fleur que tu m’avais jetée.

Micaela, la prima fidanzata di Don José, è stata interpretata da una giovane cantante, Rosa Feola, che sta facendo una grande carriera grazie alla sua voce bellissima ed estremamente duttile.

L’Escamillo, il famoso torero, di Fabrizio Beggi (che ha sostituito, causa indisposizione, Alexander Vinogradov) si è presentato con il famoso Toreador non perfettamente in forma, con difficoltà nell’andare a tempo. Questo giovane cantante ha sicuramente una voce imponente, ma deve sistemare il registro acuto e migliorare il suo francese.

Bravissime e bellissime Frasquita e Mercedes, le due amiche di Carmen, rispettivamente Daniela Cappiello e Anna Pennisi, così come i contrabbandieri Dancairo e Remendado di Alessio Verna e Pietro Picone, vestiti come due narcotrafficanti.

Efficaci anche gli Zuniga e Morales di Gianfranco Montresor e Timofei Baranov.

Purtroppo sia il Coro (comprendente anche membri della Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera di Roma) che l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma diretti rispettivamente da Roberto Gabbiani e da Jesús López-Cobos non mi sono sembrati omogenei. Probabilmente tutto ciò è dovuto alla questione di esibirsi all’aperto davanti a dei microfoni, sotto un vento molto forte. Ma soprattutto esibirsi davanti ad un pubblico maleducato (che chiacchiera e cammina durante lo spettacolo) non è il massimo.

Ma questa è un’altra storia.

Marco Rossi

@marco_rossi88

(Foto di Yasuko KageyamaTeatro dell’Opera di Roma)

Marco Rossi
Storico dell'arte e guida turistica di Roma, sono sempre rimasto affascinato dalla bellezza, ed è per questo che ho deciso di studiare Storia dell'Arte all'Università. Nel tempo libero pratico la recitazione. Un anno fa incontrai per caso Alessia Pizzi ed il suo team e fu amore a prima vista e mi sono buttato nella strada del giornalismo. Mi occupo principalmente di recensioni di spettacoli e di mostre, concerti di musica classica e di opere liriche (le altre mie grandi passioni)

3 Commenti

  1. Buongiorno Signor Rossi!
    Sono Alexander Vinogradov, cantante di chi Lei scrive in questo articolo. Io non ho partecipato nella recita di 28.6 a Caracalla. Il ruolo di Escamillo era affidato dall’inizio fino alla fine di recita al Fabrizio Beggi.
    La prego di correggere l’articolo.
    Grazie.
    Un saluto
    Alexander Vinogradov

    • Salve Sign. Vinogradov,
      ero presente alle Terme di Caracalla e la sostituzione era stata annunciata durante la pausa facendo capire che Lei fosse stato sostituito in quel momento. Se Lei mi conferma che il Sign. Beggi ha cantato fin dall’inizio, lo correggo subito. Grazie mille per la precisazione.
      Attendo una Sua Gentile Conferma,
      A presto,
      Marco Rossi

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