Aplod, la visione di un mondo distopico dove condividere è reato

Aplod Fatagnan Teatro

Cambiamo Tempo e trasferiamoci in un futuro non così remoto.

Un periodo dove le case parlano, dove per fare una telefonata basta indossare degli occhiali tridimensionali. Un mondo dove un ritardo può far perdere il lavoro con un clic. Un mondo dove la tecnologia è a portata di mano, ma l’estinzione dell’ultimo cucciolo di orso polare è un bene. Una realtà distopica in cui esiste il reato di condivisione informatica, ma in cui esistono siti pirata dov’è ancora possibile condividere video. Il più famigerato di tutti è APLOD, dove un videomaker può guadagnare un sacco di soldi caricando il video divertente di un gattino: ‘Aplod‘ come lo spettacolo della Fartagnan Teatro, in concorso alla 4° edizione del Doit Festival.

Tre ragazzi (interpretati da Michele Fedele, Matteo Giacotto e Giacomo Vigentini) vivono nello stesso appartamento, in questo Tempo oscuro di cui abbiamo già accennato. Vite diverse, caratteri opposti, con i giudizi sempre pronti a partire come razzi. C’è quello che si adegua, quello che si autoconvince e va come un treno; e quello che non riesce proprio a trovare la sua strada. Proprio questo però un giorno scopre il mondo dei video pirata e la facilità di arricchimento. L’adeguato si adegua e il convinto…sopporta. I soldi arrivano e alcune vite cambiano. Alcuni tarli però si insinuano nelle varie teste. La paura di essere scoperti, il delirio di onnipotenza e la voglia di una vita diversa si scontrano. Vengono a galla ipocrisie, rancori e rimorsi che porteranno a nulla di buono.

Aplod Fatagnan Teatro

Lo spettacolo conduce e coinvolge il pubblico.

C’è ritmo e gli interpreti sanno ben stare sul palco. Si caratterizzano e si differenziano, in una scena scura e omologata a cubi. Per capirne le doti, si pensi a dove è situata la cucina. Dietro a una cassa rivoltata, i ragazzi ‘spingono’ un bottone e…scendono giù meccanicamente, come se un ascensore li portasse: cosa resa dalla loro abilità fisica.

Il testo di Aplod è una storia che getta ansia sicuramente. In un’atmosfera mista tra Orwell e una sceneggiatura dei Cohen, la sceneggiatura ci mostra un mondo dove sembra che ad essere illegale non sia solo una condivisione online, ma anche quella umana, dove si parla e ci si confronta.

Una commedia nera, che concorre al Doit Festival 2018: motivo per cui non si può pubblicare un giudizio.

Fa strano, però, alla fine di uno spettacolo che mette in allarme sul discorso condivisione e social; vedere gente, agli applausi, prendere il cellulare e pubblicare tutto on line…Viene da pensare che, forse, quello raccontato dalla Fartagnan Teatro non è una realtà così lontana.

Francesco Fario

Francesco Fario
Attore e regista teatrale, si laurea in Lettere Moderne a La Sapienza per la triennale, poi alla magistrale a TorVergata in Editoria e Giornalismo. Dopo il mondo del Cinema e del Teatro, adora leggere e scrivere: un pigro saccentone, insomma! Con Culturamente, ha creato la rubrica podcast "Backstage"

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