Twin Peaks 3×09, questo nuovo viaggio è solo all’inizio

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L’unica certezza di Twin Peaks è l’impossibilità di abituarsi ciò che si vede. Ogni visione è diversa dalla precedente e dalla successiva, sotto tanti aspetti.

È davvero difficile, dopotutto, tornare alla “normalità” dopo aver assistito all’episodio finora più singolare. Consideriamo inoltre la settimana di pausa, in mezzo. Non che improvvisamente l’indagine centrale sia diventata noiosa o poco interessante, tutt’altro. Ma dopo aver raggiunto vette mai viste in tv, la bilancia delle aspettative si riequilibra con nuovi standard.

Questo nuovo episodio, non a caso, segna anche la sfida tra le tipologie di spettatori. Chi preferisce il Lynch più astratto e intrigante, e chi preferisce guardare una puntata densissima di fatti. Come questa 9°, appunto, nella quale la sceneggiatura ci lancia addosso una quantità di informazioni e notizie, fortemente ancorate alla mitologia della serie, oppure importanti per muovere il plot, da far girare la testa. Non che risolvano qualcosa, naturalmente, semmai infittiscono ancora di più il mistero.

E forse, proprio per la quantità di informazioni raccolte, questo è il primo episodio del ritorno a perdere leggermente la bussola.

Ne risente la narrazione, perché i cambi di scenario non creano mai un collante che unisca l’episodio. Ne risente il ritmo, perché spesso la puntata si perde nella necessità di muovere la trama. Faticano anche i personaggi, chiamati più che altro a recitare il ruolo di pedine. Ed infine ne risente la natura stessa della serie, perché l’eccessiva e semplicistica scrittura espositiva non fa parte del DNA di Twin Peaks.

Personaggi che parlano, raccontano e descrivono non sono il massimo per qualsiasi serie tv, figuriamoci questa. Twin Peaks semmai funziona esattamente come l’oggetto lasciato dal maggiore Briggs al figlio Bobby: il modo di aprirlo è misterioso, ciò che contiene è ancora più enigmatico e rimanda a qualcosa di nebuloso. Tutto ciò è difficile da decifrare, sicuramente, e richiede interesse costante e dedizione, ma farlo è assolutamente entusiasmante e affascinante.

Questo è il miglior Twin Peaks, il sorriso di Bobby quando capisce che una nuova avventura è pronta. E direttamente dal passato, esattamente come noi ora godiamo questo ritorno a 25 anni di distanza.

In chiusura quindi, una puntata non perfettamente riuscita ma forse necessaria, questa 9°. Ricca di informazioni, ma tutto sommato di transizione. Vista e goduta però con la certezza che il viaggio è ancora intricato come piace a noi.

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Emanuele D’Aniello

Malato di cinema, divoratore di serie tv, aspirante critico cinematografico.

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