Twin Peaks 3×08, non svegliateci da questo sogno

twin peaks 3x08

Sinceramente, credo che prima di tutto dobbiamo essere grati a David Lynch per ciò che ci sta offrendo.

Quando qualche settimana fa ho definito il 3° episodio il più strano mai visto in tv. Ma con David Lynch mai parlare troppo presto. Dopo quanto visto nelle settimane scorse, è incredibile come riesca ancora a stupirci, ancora ad alzare l’asticella del possibile.

Questa nuova puntata è indubbiamente l’ora di televisione più strana (e inquietante) mai andata in onda. Sia chiaro, strano non vuol dire per forza anche bello. Ma tra lo strano e il bello, c’è un punto d’incontro chiamato proprio David Lynch. Perché il genio sa che quando una cosa non ha un significato apparente – o meglio, è poco concepibile a primo impatto, perché in realtà di significati ce ne sono molti – l’importante è che risultati interessante.

E dannazione se questa puntata è stata interessante. Magnetica. Ipnotica, Affascinante, Sconvolgente. Strana e bizzarra quanto volete, astratta e imperscrutabile forse oltre misura, ma impossibile da non seguire e far rimanere fissati, catturando senza accorgersi del tempo che passa. Così seducente da farmi mettere da parte mentalmente le avventure di Dougie, Hawk, Truman e Diane: lo dico, io voglio sapere come va a finire con la ragazzina e il suo caro insetto.Voglio un’altra puntata in bianco e nero nel ’56, per favore.

Immagino la difficoltà dei recensori di tutto il mondo nel parlare di questo episodio. Dopotutto, ricapitolarlo è difficile, ma anche superfluo, e quasi dannoso.

Dopo due episodi molto lineari e fluidi – ma sempre per i canoni della serie, naturalmente – e ricchi di avvenimenti, qui Lynch si riappropria dello spirito astratto che aveva improntato nei primissimi episodi del revival. Dire cosa si è visto o farneticare su possibili teorie è secondario, come detto. Certo, quella scritta “convenience store” è un segnale ai fans sulla presenza degli spiriti della Loggia Nera. Ma non possiamo soffermarci su questo adesso.

Questo episodio, come buona parte dell’arte che Lynch produce, va goduto e assorbito. E’ giusto rimanere meravigliati di fronte alle sequenze di un Malick sotto acido. Altrettanto giusto è spaventarsi di fronte agli spiriti che assaltano il corpo dell’Evil Cooper, una sequenza per movimenti e e ripresa che, oltre ai sabba satanici, mi ha fatto venire in mente i primi film horror di inizio secolo come La stregoneria attraverso i secoli. Bisogna più che altro inchinarsi di fronte al pazzesco uso del sonoro di questa serie, un’eccellenza impensabile per la tv. E di conseguenza, davvero ringraziare Lynch per il coraggio con cui sperimenta con la serialità, ovvero il mezzo più di massa e meno sperimentale immaginabile.

Torneremo nelle prossime settimane ad occuparci del caso principale in maniera “normale”, è ovvio. Come non è da escludere altre punte di pura sperimentazione visiva, uditiva e astratta, perché no. L’importante, che piaccia o meno, è che Lynch non sta cambiando il modo di fare tv, perché nessuno sarà in grado successivamente di imitarlo con tale efficacia, ma sta mostrando senza paura quanto la forma scenica possa avvicinarsi all’arte.

Non la comprendiamo? Chi se ne frega. Twin Peaks va goduto non cerebralmente, ma visceralmente. E’ un qualcosa che non va visto con distrazioni, ma iniettato direttamente nelle vene. E l’overdose lynchiana è l’unica che ci sentiamo di consigliare.

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Emanuele D’Aniello

Malato di cinema, divoratore di serie tv, aspirante critico cinematografico.

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