Valerio Chiola e Giacomo Pucci ci presentano il loro libro di narrativa per bambini, il cui intento è quello di demistificare la pesantezza legata al bullismo e all’integrazione, ponendo l’attenzione non solo sui bulli ma anche sulle loro “vittime” e sul perchè di determinate dinamiche.
Gli autori hanno saputo approcciarsi ad un fenomeno reale avvalendosi di una chiave di lettura lontana dai soliti luoghi comuni. Nel corso della storia, il lettore è guidato in un lavoro di introspezione dei personaggi, soprattutto per i bulli, al fine di far comprendere che spesso sono proprio questi soggetti ad avere maggiori difficoltà nelle relazioni. I loro gesti sono dettati dal fatto che alla base manca un’affettività e, questo li spinge ad incanalare le proprie potenzialità in maniera sbagliata.
Bulloni è un libro di narrativa destinato ad un pubblico giovane, per lo più bambini. Come nasce l’idea e perché vi rivolgete a questo specifico target? Qual è il messaggio che volete trasmettere?
V.C. Da un punto di vista pratico l’idea di Bulloni è stata una richiesta dell’editore. La Round Robin voleva che realizzassimo qualcosa indirizzato ai bambini. Ho contattato vari sceneggiatori, tra cui Giacomo e Alex, e dopo aver mandato una serie di soggetti per questa collana, siamo stati contattati nel dicembre del 2016. Nel realizzare il libro siamo stati liberi di inserire delle parti interattive con dei giochi. L’unica richiesta dell’editore è stata quella di rispettare e mantenere l’identità giornalistica, d’inchiesta, di sguardo sulla realtà che li contraddistingue, nonostante si trattasse di narrativa per bambini.
G.P. Bulloni non è legata solo alla richiesta dell’editore, era comunque una storia già in gestazione tra di noi. L’occasione di parlare con i bambini, si fonda sulla convinzione che se si riesce a parlare con loro allora possiamo farlo con tutti. Circa il messaggio che vogliamo trasmettere, dietro “Bulloni, corpo speciale” 1° numero, ci sono delle ambizioni. In particolar modo vogliamo evidenziare come in tutte le storie trattate ci sono diversi piani di lettura e livelli di interpretazione adatti a bambini, ma non solo. I nostri lavori sono ispirati molto al mondo della cinematografia Pixar che dà vita a capolavori indirizzati ai bambini, ma che sottendono messaggi anche per gli adulti.
Con riferimento ai temi che trattate fate un lavoro notevole e di rilievo. Ma essendo destinato per lo più ad un pubblico giovane come pensate di sensibilizzare i bambini su temi cosi importanti?
G.P. Dobbiamo ricordaci che i bambini sono ottimi osservatori. Proprio per questa loro propensione si rendono conto delle dinamiche che ci sono tra dei professori. L’obiettivo quindi non è solo quello di proporre temi fondamentali ed importanti, ma capire che alla base abbiamo delle persone, degli esseri umani. A noi interessava molto parlare di questi bulli, cercando una chiave, una sorta di redenzione, per cui fosse possibile integrarli di nuovo, cercando di scusarli. La sfida è stata quella di parlarne nel più semplice dei modi, con un linguaggio alla portata dei bambini.
Bulloni rappresenta un vero e proprio strumento per le insegnati, per quale motivo dovrebbero inserire il vostro libro nella didattica?
G.P. Questo libro parte dal presupposto che non esiste una suddivisione cosi manichea tra buoni e cattivi, siamo un po’ bulli, un po’ cattivi. L’intenzione quindi è stata quella di mettersi in maniera onesta davanti alle proprie debolezze e alle proprie incapacità, usando però un escamotage furbo e delle avventure intriganti
V.C. Prima di realizzare questa idea ci siamo guardati intorno e abbiamo realizzato un prodotto mirato e specifico, che non si trova attualmente nella narrativa. Questo è il nostro punto di forza. C’è da dire inoltre che, mentre realizzavamo il libro, grazie al mio lavoro di insegnate ricevevamo dei feedback in tempo reale.
Spesso a scuola, in presenza di circa 80 bambini tra gli 8 e i 10 anni e di 5 o 6 insegnati, leggevo i capitolo di Bulloni.
Sia le insegnati che gli alunni ci suggerivano cosa funzionava e cosa no e questo ci ha aiutati molto. E proprio perché Bulloni nasce tra i banchi che rappresenta un valido strumento che individua nella scuola il suo canale preferenziale.
G.P. Mentre scrivevo la sceneggiatura per Bulloni, mi sono chiesto se fosse uno strumento idoneo a parlare di questi argomenti. Per un educatore, giustificare la cattiveria può essere un terreno scivoloso. Ma partiamo da un assunto: per combattere il bullismo e tutte le dinamiche che vi orbitano intorno, essendo questo un fenomeno sociale di gruppo, c’è bisogno di atti eroici, cioè c’è bisogno di qualcuno che rompe queste dinamiche, qualcuno che abbia il coraggio di difendere l’altro.
Come si fa a veicolare questo desiderio? Attraverso bambini che che abbiano il desiderio di fare cose belle, coraggiose, avventurose. I bambini sono una fonte preziosa, dotati di un eroismo profondo dato dalla percezione alta che hanno della vita, che a noi adulti spesso manca. Anzi siamo abituati a trasmettere un cinismo e disillusione che li uccide.
Progetti futuri?
G.P. Bulloni ci prede tanto e ci prenderà tantissimo perché è un progetto su cui stiamo investendo molto. Quindi sicuramente un progetto futuro è continuare con Bulloni. Sperando che si aprano altre strade, non solo per l’editoria, ma anche per l’animazione. Poi, nella narrativa per me c’è un romanzo di formazione in cantiere che aspetta di vedere la luce che però ha la stessa linea di Bulloni, non come target editoriale in quanto è rivolto a tutti, ma parlo di stessa sensibilità.
V.C. Spero che Bulloni arrivi almeno fino al n 100. Comunque, personalmente sto lavorando al progetto Pioner, capitanato da Marco Scicchitano, dove realizzo illustrazioni per sussidi con riguardo l’affettività. E c’è poi da riprendere in mano i laboratori per bambini, e degli spettacoli sia interattivi che giocati.
Vi propongono una collaborazione con un fumettista. Chi scegliereste?
G.P. Per me Moebius, e poi mi piacerebbe scrivere qualcosa per Stefano Turconi, e soprattutto Andrea Pucci, cioè mio padre.
V.C. Gabriele dell’Otto. Invece come scrittore, se si aprisse ad una narrativa diversa mi piacerebbe lavorare con D’Avenia. Sarebbe divertente fare qualcosa con il mio amico Stefano Simeone. Poi i grandi sceneggiatori d’oltre oceano come Miller, Azzarello e Bendis.
“Bulloni. Corpo Speciale”, edito dalla Round Robin, rappresenta un importante novità nel panorama editoriale. Una narrativa che diverte e sensibilizza senza cadere nel banale. Come sostenuto da Valerio, il libro è un ausilio per i bambini, soprattutto per la riscoperta delle loro potenzialità. Per raggiungere questo obiettivo è importante il ruolo dell’educatore come strumento che consente di avere consapevolezza delle proprie capacità e sfruttarle al meglio.
Angela Patalano